REGGIO CALABRIA, 6 LUG - L'ex presidente della Commissione Regionale di Vigilanza e Controllo del Consiglio regionale, Aurelio Chizzoniti, difeso dagli avvocati Antonella e Steve Chizzoniti, è stato prosciolto dall'accusa di diffamazione nei confronti dell'ex commissario per il Piano di rientro della sanità, Luciano Pezzi. La decisione del giudice per le indagini preliminari di Cosenza, Giuseppina Ferrucci, è stata resa nota dallo stesso Chizzoniti. Il Gip ha anche prosciolto il Presidente del sindacato Assipa, Francesco Galasso, difeso dagli avvocati Sergio Laganà e Luisa Sorrenti. Il proscioglimento era stato chiesto dal pubblico ministero, Giuseppe Casciaro. "La vicenda - è scritto in una nota diffusa da Chizzoniti - trae origine dalla convocazione in Commissione dell'allora Commissario ad acta considerata dallo stesso automaticamente diffamatoria, così come la successiva, unanime richiesta di rimozione assunta dell'Organo di controllo e quindi l'istituzione di un Comitato Consiliare d'indagine sul comparto sanità sottoscritta da ben 18 Consiglieri Regionali. Il Gen. Pezzi ha rifiutato l'audizione in Commissione di Vigilanza così come aveva fatto in precedenza e per ben tre volte con quella della Sanità determinando reazioni molto critiche sul versante sanitario e politico regionale". Chizzoniti ha affermato che "sicuro interprete degli unanimi sentimenti di tutti i componenti la Commissione di Vigilanza che ho avuto l'onere di presiedere unitamente a Carlo Guccione, esprimo tutto l'orgoglio bruzio per esserci coesi e compatti opposti, senza ricorrere ad 'argumenta ad hominem', allo strapotere di chi, vittima di nostalgiche evocazioni imperiali, pensava di rivitalizzare in Calabria il crimine sacrilego di lesa maestà. Ne esce Autorevolmente punita la presunzione di infallibilità con fisiologica esaltazione del sacrosanto diritto di ogni cittadino di criticare l'operato del Potere Pubblico in ogni sua articolazione, ivi compresa quella esercitata da generali in pensione in Calabria. Terra che, pur transitando dal regime borbonico e per annessione a quello piemontese, approdando infine alle sponde repubblicane, a più livelli e con agghiacciante, cinica disinvoltura continua ad essere considerata 'riserva di caccia'".
Caricamento commenti
Commenta la notizia