La triangolazione è delle più ardite: Calabria-Kazakistan-Matteo Renzi. Per nulla omogenea negli elementi costitutivi ma funzionale alla bisogna. Ieri all'Expo milanese si celebrava il “National Day” del Kazakistan. Che, in quanto a popolarità, non è proprio come dire Francia, Usa e Gran Bretagna; basti, tanto per rendere l'idea, che per trovarlo sulle carte geografiche, il Kazakistan, bisogna andare un po’ più in là del mar Caspio. O, ancora, che la sua capitale dà il nome alla squadra del vincitore del Tour de France 2014 Vincenzo Nibali (Astana), e che in quel Paese, considerando le smisurate ricchezze minerarie, c’è il reddito pro capite più alto al mondo. Qualsiasi premier non si sarebbe lasciato sfuggire l'opportunità di prender parte al Business forum kazako-italiano che si è svolto nell'Auditorium del Padiglione Italia. E infatti Renzi c'era. Ma, in tutto questo, la Calabria con i suoi problemi di (presunto) malaffare deflagrati l'altro ieri nel bel mezzo dell'aula assembleare del Consiglio regionale? La Calabria, a chiudere il triangolo, c'era; magari in posizione defilata, praticamente in incognito, ma con il suo massimo rappresentante, il governatore Mario Oliverio. Che ha avuto così l'opportunità di scambiare, a margine del rendez-vous kazako, quattro chiacchiere su quel che le cronache non politiche ma giudiziarie vanno raccontando su Palazzo Campanella e dintorni. Incontro informale, riservato, lontano dagli occhi indiscreti. Taccuini dei cronisti (pochi in verità, e in tutt’altre faccende affaccendati) tenuti a debita distanza, dribblati con eleganza. Il premier con i suoi problemi di riforme portate avanti solo a colpi di fiducia, il governatore con la sua mini-giunta fatta letteralmente a pezzi dall’inchiesta “Erga omnes”. Due “vincenti” che, nella gestione delle cose, denunciano qualche preoccupante scricchiolio. Nessun testimone, come detto, dell’incontro a quattr’occhi. Renzi – a sentire certe non confermate indiscrezioni – ha chiesto a Oliverio informazioni più dettagliate che potessero consentirgli di avere un quadro più completo della situazione politica e amministrativa regionale, e dal canto suo il presidente Oliverio ha avuto modo di rispondere, punto su punto, sullo “stato dell’arte” e sulle strategie messe in campo per superare le difficoltà del momento. In particolare Oliverio ha ribadito come, dal punto di vista temporale, l’inchiesta riguardi la passata legislatura e dunque non la sua gestione; e che quale primo sostanziale atto di governo, dopo le elezioni, si è messo mano alla modifica dello Statuto e, pertanto, alle modalità di nomina della Giunta. Oliverio ha pertanto informato il presidente del Consiglio (e segretario nazionale del suo partito) dei criteri che intende adottare nella scelta del nuovo Esecutivo, criteri che, evidentemente, non potranno non tener conto di quanto va emergendo a seguito dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Reggio Calabria. Ci si interroga, ovviamente, sul livello di discontinuità che il Governatore riterrà di esprimere nella formazione della Giunta, ma questa, ovviamente, è un’altra storia per la quale le varianti in campo sono ancora molte. A cominciare dalla possibilità che dal 3 luglio Oliverio possa realmente metter mano al nuovo Esecutivo; l’eventuale indizione del referendum confermativo sulle modifiche statutarie potrebbe far slittare ogni cosa di qualche mese. E la Calabria non sembra nelle condizioni di poter restare ancora per molto nell’indeterminatezza.