Per la strage in terra tedesca avvenuta la sera di Ferragosto del 2007, il pg Fuvlio Rizzo ha chiesto la condanna all’ergastolo per Giuseppe Nirta, (cl. 1973), nonché la conferma della massima pena disposta in primo grado per Sebastiano Nirta, (cl. 1971). Al termine della requisitoria nel processo d’appello “Duisburg 2”, il rappresentante dell’accusa ha chiesto, anche, la conferma della condanna per Antonino Flaviano, a 2 anni, pena sospesa, per aver l’ipotesi di favoreggiamento. Secondo l’accusa, Giuseppe e Sebastiano Nirta avrebbero fatto parte del commando che ha eseguito la strage, alla quale avrebbe preso parte anche Giovanni Strangio, (cl. 1979), già condannato all’ergastolo nell’appello nel filone principale dell’operazione “Fehida”, eseguita da carabinieri e polizia che, con il coordinamento della Dda reggina. Gli inquirenti sono giunti alla conclusione che la strage di Duisburg, in cui erano state uccise sei persone, è stato l’apice della faida di San Luca, tra le opposte consorterie dei Pelle-Vottari e dei Nirta-Strangio. Per quanto riguarda questo procedimento penale, il pg si è anche soffermato sul contenuto dei motivi d’appello del pm, laddove si chiede di rivalutare le dichiarazioni del collaboratore Vincenzo Consoli. La procura ha richiamato l’attenzione anche sul materiale probatorio rinvenuto in Germania, in particolare su quanto trovato all’interno di un appartamento di Dusseldorf, ritenuta la base strategica del commando. In quel posto sono state rilevate tracce della presenza di alcuni soggetti di interesse operativo. E poi gli esiti dell’esame dell’abitacolo di un’autovettura Renault Clio in uso a Giovanni Strangio, che sarebbe stata utilizzata dal commando la sera del 15 agosto 2007. Nel processo che si è concluso a Locri, la Corte d’assise ha condannato all’ergastolo quale presunto partecipe alla strage di ferragosto Sebastiano Nirta, mentre Giuseppe Nirta, detto “Charlie”, è stato condannato a 12 anni solo per il reato di associazione mafiosa e assolto dal reato di omicidio plurimo. Ieri, hanno concluso anche le parti civili. In particolare l’avv. Pietro Catanoso, intervenuto per la Provincia di Reggio, ha evidenziato il pesante danno erariale e all’immagine che il territorio provinciale ha subito dal grave fatto delittuoso, ripreso dai media di tutto il mondo. La Corte d’assise d’appello reggina (Costa presidente, Cannizzaro a latere) ha rinviato il processo alle udienze del 9 e 21 luglio per le conclusioni dei difensori (avvocati Antonio Russo, Roberta Milasi e Maurizio Punturieri), che hanno presentato ricorso nell’interesse dei rispettivi assistiti chiedendo la riforma della sentenza di Locri.
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