Se l'esodo estivo 2015 sulla Salerno Reggio Calabria sarà un'altra odissea annunciata lo si scoprirà martedì quando il procuratore di Catanzaro Raffaele Mazzotta e i sostituti di Castrovillari decideranno se dissequestrare o meno il tratto di autostrada, fra Laino Borgo e Mormanno, dove 112 giorni fa è crollato il viadotto Italia ed è morto un operaio. Se l'area verrà riconsegnata all'Anas (e questo sembra essere l'impegno di tutti) il nuovo presidente e amministratore delegato, Gianni Vittorio Armani, punta a riapre al traffico in 40 giorni, cioè per fine luglio, liberando una carreggiata verso Nord e una verso Sud. Fonti vicino ad Anas dicono che la scommessa è quella di fare prima, forse anche il penultimo week end di luglio. All'Anas sanno che sbloccare quei 10 chilometri d'asfalto lungo lo Stivale sarebbe il segno concreto che il cambio di passo voluto un mese fa da Matteo Renzi con le dimissioni di Pietro Ciucci e l'arrivo di Armani, è reale. Tre mesi fa, sull'onda dell'inchiesta Sistema sulle Grandi Opere si dimise il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, prontamente sostituito da Graziano Delrio, poi fu la volta di Ciucci e qui a pesare più dell'inchiesta furono i crolli di ponti e strade in Calabria e in Sicilia. Fra questi, un viadotto chiamato "Italia" si fa notare e ha un suo peso: "un nome un destino" dicevano i latini. E' proprio così. Quando fu costruito, nel 1969, era il simbolo delle grandi capacità ingegneristiche italiane e del coraggio di osare. Era il ponte più alto d'Europa e lo è stato fino al 2004. La sua campata in acciaio resta sospesa nel vuoto a 260 metri dal fondo valle, si corre sull'asfalto e sembra di volare mentre sotto si fa rafting sulle correnti del fiume Lao. Oggi è tutto l'opposto. E' diventato il simbolo della corruzione che taglia le gambe all'Italia che vuole volare e di una Calabria sempre più isolata dal resto del Paese, come dicono molti amministratori e parlamentari calabresi. Cinque di questi (Antonio Gentile, Giovanni Bilardi, Guido Viceconte, Pietro Aiello e Ulisse di Giacomo) iscritti a Ncd-Area Popolare, si sono detti pronti ad autosospendersi dalla maggioranza se il Governo non prenderà "provvedimenti urgentissimi" per evitare l'odissea annunciata per l'estate. Auto incolonnate sotto il sole, le poche stazioni di servizio prese d'assalto, anziani e bambini che si contendono gli scarsissimi posti all'ombra, code ai bagni e alle casse: durante l'estate sono scene tristemente abituali su tutta la rete autostradale. Ma qui, sulla Salerno-Reggio Calabria l'esodo rischia di trasformarsi in un'odissea pericolosa per la sicurezza dei viaggiatori e dei residenti della zona. Dal giorno del crollo tutto il traffico su gomma viene deviato su suggestive, ma anguste strade statali che attraversano paesi e villaggi. Con l'arrivo della bella stagione, e il prolungarsi del blocco, la situazione è diventata sempre più insostenibile. Da una parte gli albergatori si sono visti disdire le prenotazioni, poi i sindaci della costa tirrenica non hanno più retto l'invasione dei Tir sulla SS18 (la strada che porta a località come Maratea, Praia Mare, Cirella, Diamante) adesso il prefetto ha dirottato il traffico pesante sulla statale Jonica e anche qui sono in fibrillazione i sindaci. Il ministro dei Trasporti Graziano Delrio punta ad alleggerire il traffico locale dirottando la maggior parte del traffico merci via mare e via treno, una soluzione nata dall'emergenza ma che diventerebbe la soluzione del futuro. Si aspetta a giorni il piano. Purtroppo per il traffico passeggeri Fs non è riuscita ad aggiungere nemmeno un freccia bianca in più verso Reggio Calabria, sembra che la rete sia già satura. Dunque l'automobile rimane ancora il mezzo più ovvio per andare in vacanza a Sud del Pollino.