
Un “mostro” internazionale. Che sceglie e agguanta prede in più continenti: nelle Americhe (Stati Uniti, Canada, Perù, Bolivia, Colombia); in Oceania (Australia e Nuova Zelanda); in Europa (Germania, Francia, Olanda, Belgio, Spagna, Slovacchia, Polonia, Irlanda). La ’ndrangheta sigla patti, fa affari, ricicla denaro, contrabbanda e uccide appena avverte il profumo dei soldi. C’è un calabrese, Pasquale Bifulco, detto “Spaghetti”, originario dell’area ionica del Reggino, che era in trattative, in Perù, per l’acquisto del 35 per cento della proprietà di una miniera di ferro. L’hanno scoperto i magistrati della Dda di Reggio, indagando su un traffico internazionale di stupefacenti. Un’altra inchiesta, denominata “Columbus”, ha svelato, invece, nel maggio scorso che un insospettabile ristoratore di origini catanzaresi, Gregorio Gigliotti, controllava dal suo ristorante – “A modo mio” – di New York, un poderoso commercio di partite di cocaina comprate in Costa Rica, stoccate negli Usa e spedite in Calabria. Non solo: inconsapevole d’essere spiato dagli investigatori messigli alle calcagna da Federico Cafiero de Raho, Nicola Gratteri e Paolo Sirleo, l’uomo si vantava con la moglie, per telefono, d’essersi mangiato parti del corpo d’un rivale fatto sparire in precedenza per lupara bianca. Clamoroso, poi, quanto scoperto, nel febbraio del 2014 con l’operazione “New Bridge”, portata a termine dalla polizia italiana e dall’Fbi statunitense grazie ad un “infiltrato”– nome in codice “Jimmy”– entrato in affari con la famiglia Ursino di Gioiosa Ionica. Il quadro ricostruito dal Bureau e dai poliziotti ha rivelato l’esistenza di spedizioni di eroina dalla Locride per soddisfare le esigenze della piazza di Brooklyn e, contestualmente, l’importazione in Italia d’ingenti carichi di cocaina strappati a prezzi concorrenziali, grazie al canale preferenziale assicurato dai cartelli messicani e da rifornitori di Guyana, Malesia, Santo Domingo e Bahamas. Sullo sfondo l’influenza e l’autorevolezza dei “cugini” americani della famiglia Gambino. E che dire, poi, del tentativo d’investimenti immobiliari turistici fatto addirittura per conto dell’Ira dal faccendiere irlandese Henry James Fitzsimons. Investimenti da realizzare sia nell’area ionica reggina che nel vibonese, con la “benedizione” di influenti “uomini di rispetto” nostrani. Un tentativo sventato nel 2013 dalla magistratura inquirente. I malavitosi nostrani hanno peraltro imparato ad interloquire, in questi anni, anche con i narcos messicani del cosiddetto “Cartello del Golfo”. Il procuratore aggiunto di Reggio, Nicola Gratteri, nel 2010, scatenò tra Europa e Usa una colossale operazione denominata “Solare” che dimostrava i contatti tra un gruppo originario di Gioiosa Ionica, riconducibile a Giulio Schirripa, gestore di una pizzeria nella “Grande Mela”e Ignacio Alberto Diaz, responsabile nella metropoli Usa della “cellula” del “cartello” messicano. I carabinieri del Ros e gli investigatori di Dea ed Fbi registrarono pure le minacce lanciate da Diaz ai “compari” provenienti dalla Calabria che tardavano a saldare il pagamento d’una partita di “coca”. Gli States, tuttavia, sono stati anche sfruttati dai calabresi per nascondere patrimoni “sospetti”.È accaduto nel 2011 per il tramite di una società – la “Zenas Llc” – con sede a Wilmington nello stato del Delaware, per iniziativa di “blasonate” famiglie della Piana di Gioia Tauro. Il piano stava per essere attuato con la complicità del notaio Daniele Borrelli, di Lugano, poi morto suicida. D’altra parte le relazioni di alto profilo delinquenziale dei calabresi in Usa sono state confermate pure dall’inchiesta "Crimine 3" in cui Vincenzo Roccisano di Gioiosa parlando in auto, a Siderno, con Rocco Commiso, fa cenno alle sue scorribande con John Gotti, padrino dei Gambino, con il quale «passava le estati tra barche e cavalli». E già nel 1992 un’altra indagine aveva dimostrato che un “picciotto” imparentato con il defunto padrino di Siderno, Antonio Macrì, comprava cocaina negli States da Aniello Ambrosio, esponente di spicco della “famiglia” fondata da Charlie Gambino.
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