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La storia di Michael
in fuga per curarsi

Gli occhi scuri e profondi di Michael guardano all'Italia come al Paese delle Meraviglie. Vent'anni, cristiano- ci tiene a sottolinearlo- in fuga , come tanti della sua generazione, dalla Nigeria. E' arrivato nel luglio del 2014  su un barcone della speranza  a Lampedusa, poi lo hanno tarsferito nel centro di prima accoglienza ad Amantea in provincia di Cosenza. Il suo sguardo è ferito, l'occhio sinistro è completamente bianco, vede solo con il destro. E' così da quando era bambino. Il suo sogno : potersi curare. Nel poliambulatorio della città del Tirreno, Michael incontra un medico, Roberto Pititto. Il professionista che opera in Africa come volontario, nota l'occhio mutilato del ragazzo e porta il caso a conoscenza di un collega oculista. La visita e la diagnosi: si tratta di cataratta. Ormai è troppo avanti. I camici bianchi discutono e decidono per l'intervento: l'obiettivo è quantomeno riparare il danno estetico. E' il primario di Oculistica dell'ospedale di Cetraro, il dott. Ottavio Caparello ad eseguire l'intervento chirurgico. L'opearzione è lunga e delicata, i risultati sorprendenti. La retina del paziente non è danneggiata, rimossa la cataratta, per Michael avviene ciò che aveva sempre sperato e che pensava non potesse più accadere: riacquista la vista.  Per lui Calabria è sinonimo di Eldorado, di libertà, di futuro, le pupille rispecchiano sentimenti e nostalgia verso la famiglia che ha lasciato in Africa, sorelle e padre che lo ricordano con un occhio mutilato, è a loro che vorrebbe mostrare il suo sguardo limpido e narrare l'accoglienza e la civiltà dell'Italia, la vita migliore che non è stata un miraggio e che qui si stupisce danno tutti per scontata

 

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