Calabria

Domenica 28 Aprile 2024

Dirty Soccer, l’inchiesta rischia di finire a pezzi

 Il giudice di Catanzaro si dichiara incompetente per territorio e manda gli atti a Lamezia, mentre il suo collega del Tribunale lametino fa esattamente il contrario, e invia il fascicolo al capoluogo. La possibilità che possa nascere un conflitto di competenza territoriale nel processo “Dirty Soccer” è reale, non solo tra Catanzaro e Lamezia, ma anche tra Sassari e Savona, o tra Cremona e Salerno. Sta avvenendo una gran confusione negli interrogatori di garanzia dei 50 fermati dell’operazione della procura antimafia catanzarese portata a termine dalla polizia. Tanto che finirà probabilmente nel ricorso alla Cassazione per capire quale dev’essere il giudice che si occupa degli indagati. Nell’operazione “Dirty Soccer” ci sono imputati di tutta Italia e anche stranieri. Dirigenti di società calcistiche, giocatori, allenatori e finanziatori. Tutti accusati di aver aggiustato una quarantina di partite dei campionati di Lega Pro e serie D. Ieri il Gip catanzarese Giuseppe Perri ha deciso su Felice Bellini, indicato nel provvedimento di fermo come responsabile marketing della Vigor Lamezia, ed accusato di frode fiscale. Il dirigente è stato scarcerato. Il giudice ha accolto l’istanza degli avvocati Antonio Lomonaco e Arturo Bova secondo cui per l’indagato non c’è il pericolo di fuga, e anche perchè il Tribunale competente è quello lametino. I reati contestati infatti sarebbero avvenuti nella città della Piana. Bellini subito dopo essere finito in manette ha detto di sentirsi male. Dal carcere è stato portato all’ospedale “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro dove gli sarebbe stato diagnostico un infarto. Intanto dalla sede della Vigor che milita in Lega Pro fanno sapere che il catanzarese Felice Bellini «non riveste alcuna carica all’interno della società, né riveste quella indicata di responsabile marketing. Gli sviluppi della vicenda dimostreranno senza ombra di dubbio l’estraneità», comunicano i biancoverdi, «e la Vigor Lamezia difenderà in ogni sede e in ogni ambito la linearità dei suoi comportamenti, da sempre unanimemente riconosciuta». Il rischio concreto è che l’inchiesta, in cui sono coinvolti 50 arrestati e 27 indagati di una quarantina di club, possa finire in tanti frammenti, perdendo l’unitarietà data invece dagli inquirenti della procura guidata da Vincenzo Lombardo. Secondo cui nel giro di partite truccate c’è anche la ‘ndrangheta con Pietro Iannazzo, arrestato nella scorsa settimana per associazione mafiosa insieme alla cupola del suo clan di Lamezia Terme. Qualcuno dovrà dire se la competenza su un fermo avvenuto a Cremona è di competenza del Tribunale di Catanzaro, da dove sono partite le 10 mila intercettazioni che hanno portato al decreto di fermo. Oppure se in ogni luogo dov’è stato eseguito il fermo ci dev’essere un giudice che agisce.

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