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Fiumi di coca sull’asse Calabria-Stati Uniti

Cambiano i broker e le rotte, le strategie di investimento e le tecniche di spedizione, ma si conferma planetaria la leadership della ’ndrangheta calabrese nel business della droga. I grandi affari del narcotraffico - dagli acquisti dai cartelli colombiani ai viaggi verso l’Europa, passando dalle mediazioni di insospettabili imprenditori italo- americani con residenza negli Stati Uniti - rimangono, saldamente, nelle mani delle cosche calabresi. Della Locride (Gioiosa Jonica) e Tirrenica (Sinopoli), in questa occasione. L’hanno ribattezzata “Columbus” l’operazione antidroga messa a segno ieri in sinergia dalla Polizia italiana (Sco e Squadra Mobile di Reggio) con gli agenti dell’Fbi statunitense. Un’indagine coordinata dalla Procura antimafia di Reggio (firmata dal procuratore aggiunto Nicola Gratteri e dal sostituto Paolo Sirleo con il placet del procuratore Federico Cafiero de Raho). Con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti aggravata dalla transnazionalità, sono stati sottoposti a fermo di indiziato di delitto 13 persone. Tutti calabresi. Ai 13 fermi vanno aggiunti gli arresti effettuati a New York di tre personaggi italiani in affari con le ’ndrine calabresi. Altre 30 persone rimangono sul registro degli indagati per le stesse ipotesi di accusa, ma con profili di responsabilità meno gravi.

La base. Gli affari del narcotraffico ruotavano intorno a un ristorante- pizzeria nel Queens, a New York, “Cucino A modo Mio”, gestito da un calabrese incensurato, l’insospettabile Gregorio Gigliotti, assieme alla moglie e al figlio. Un ristorante trasformato – hanno spiegato gli investigatori - nella base dell’organizzazione. Gigliotti, assieme ai familiari, è stato arrestato nelle settimane scorse: all’interno del ristorante gli hanno trovato (e sequestrato) 100 mila dollari in contanti, sei pistole, un fucile, cocaina e marijuana. Lui in manette perchè dietro la veste ufficiale, alla guida del ristorante- pizzeria di famiglia, fungeva da broker del traffico di droga. In contatto sia con esponenti delle famiglie mafiose newyorchesi, con i boss calabresi, vicini alle famiglie di Sinopoli e Gioiosa Jonica, e con i narcos sudamericani.

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