Sono 12 gli avvisi di garanzia che la Procura di Castrovillari ha notificato ad un dirigente dell’Anas, ai responsabili del Contraente generale ed dell’impresa che ha subito la perdita dell’operaio rumeno Adrian Miholca, 25 anni, caduto nel vuoto il 2 marzo scorso mentre stava procedendo alla demolizione di una campata del Viadotto Italia. Con lui, quella sera, c’era pure il fratello vivo per miracolo. Lo stesso congiunto è finito tra gli “avvisati” per il reato di concorso in omicidio colposo. Adesso, l’obiettivo dei consulenti della Procura è quello di chiarire ogni aspetto del crollo, ben consci, come ha tenuto a sottolineare qualche mese fa l’ex procuratore capo, dott. Franco Giacomntonio, che il viadotto più alto d'Italia ed il tratto autostradale in questione, vale a dire la principale porta d’ingresso della Calabria, saranno riaperti soltanto quando si avrà la certezza che l’impianto viario è completamente sicuro. Si tratta della posizione espressa dal Procuratore generale di Catanzaro, dott. Raffaele Mazzotta. Ed è su questa base che martedì scorso, presso il campo base dell’Anas e del Ital- Sarc (contraente generale) s’è tenuta una riunione operativa tra i consulenti della magistratura inquirente e quelli di Anas ed Italsarc. In discussione la gravità del colpo inferto dalla campata che, dopo l’impatto, s'è poggiata sul fianco di una pila o pilone. La questione statica è sicuramente oggetto di un serrato confronto tra il meglio dell'ingegneria italiana. La riunione è stata aggiornata al 5 maggio prossimo. L’obiettivo è quello di definire gli ultimi aspetti tecnici che dovranno portare al dissequestro del viadotto, quindi alla ripresa dei lavori di ammodernamento di una infrastruttura che avrà una nuova veste