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Scajola-Rizzo, la riunificazione dei processi slitta ancora

 I due imputati principali – Chiara Rizzo e Claudio Scajola – si sono incrociati all’interno dell’aula 12 del Cedir. I loro processi ancora no. Tra di loro solo un diplomatico «ciao», tra i due processi neppure quello. Eppure, per dirla con il pm antimafia Giuseppe Lombardo, «l’ipotesi di connessione tra i due procedimenti è evidente e quindi devono essere riunificati per economia processuale». Ma la riunificazione contina a slittare ancora sicché i procedimenti che vedono imputati da una parte Chiara Rizzo, moglie dell'ex parlamentare di Forza Italia, Amedeo Matacena, e il suo storico braccio destro, Martino Politi; dall'altra l’ex ministro Claudio Scajola e la storica segretaria dei coniugi, Mariagrazia Fiordelisi viaggiano ancora su binari paralleli e non – come logica vorrebbe – su unico binario.

L’opposizione

Alla richiesta di riunificazione dei procedimenti, si sono opposti i legali di Chiara Rizzo, gli avvocati Bonaventura Candido e Carlo Biondi. A loro si è aggiunto il legale dell'ex braccio destro del politico-armatore, l’avvocato Corrado Politi. Tutti si sono opposti all’acquisizione delle deposizioni del vicequestore Leonardo Papaleo, tra i principali testimoni d’accusa, che in numerose udienze ha ricostruito in aula la genesi dell’indagine condotta dalla Dia. Secondo gli avvocati, infatti, nel corso del suo esame il Papaleo non solo ha risposto a domande cui, se fossero stati in aula, si sarebbero opposti, ma ha trattato anche temi che toccano direttamente i loro assistiti. «Condivido l’esigenza di economia del processo – ha detto l’avv. Bonventura Candido – ma noi dobbiamo partecipare all’esame di Papaleo». 

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