"Lo voglio gridare ad alta voce: sono innocente, non ho commesso gli omicidi per i quali sono stato condannato in via definitiva". Lo ha detto Giovanni Strangio, difeso dagli avvocati Antonio Foti e Isabella Doré, condannato per la strage di Duisburg avvenuta nell'agosto del 2007, nel corso del programma "KlausCondicio" condotto da Klaus Davi. "Vorrei - ha aggiunto - incontrare Bergoglio. Un incontro con questo Papa, così umano e così vicino a noi poveretti, mi sarebbe di immenso conforto, anche perché sono certo che i suoi occhi guidati da Dio saprebbero leggere i miei, la mia innocenza e la mia bontà. Rivolgerei un appello al Santo Padre a prescindere dall'esito delle mie vicende processuali. Ho troppo rispetto di Dio e del suo rappresentante in terra per rivolgergli suppliche personali e per chiedergli di intercedere in queste vicende. Posso dirle, però, che, nel corso delle lunghe, disperate e solitarie riflessioni, mi sono spesso interrogato sul perché proprio a un poveretto come me Dio abbia dato una croce così pesante da portare. Chiederei al Santo Padre di spiegare a un poveretto come me, che non ha studiato, ma che ha tanta fede in Dio, il senso del dolore, perché ci sono momenti di sconforto in cui mi allontano da Dio e altri in cui lo prego di farmi capire dove ho sbagliato, in che modo l'ho offeso per mandarmi tutto questo dolore". "Sono innocente - ha proseguito Strangio - e continuerò a gridarlo con tutto il fiato che ho in corpo fino alla fine dei miei giorni. Se lo Stato italiano vorrà condannarmi a morire in carcere e, cosa ancor più grave, vorrà togliere un padre a due figli per fatti che non ho commesso, deve sapere che sta distruggendo la vita di un innocente e io non smetterò mai di ribadirlo. Non ho ucciso nessuno nella mia vita, non avevo alcun motivo al mondo per desiderare la morte di quei poveri ragazzi e le sentenze che mi hanno condannato non sono riuscite a dimostrare il contrario". (ANSA)
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