La Direzione investigativa antimafia di Genova ha sequestrato numerosi beni immobili e mobili riconducibili ai fratelli Aldo ed Ercole Gaglianò, ritenuti affiliati alla famiglia Facchineri di Cittanova. I beni, sequestrati tra Tortona e Cittanova per un totale di circa due milioni e mezzo di euro, sarebbero secondo gli inquirenti di provenienza illecita e di valore sproporzionato rispetto alla situazione patrimoniale accertata e quella reddituale loro, delle mogli e dei figli. Giuseppe Gaglianò, padre dei due, era stato ucciso, a Genova, nel 1978, nell'ambito della ''faida di Cittanova'' che vedeva contrapposti la 'ndrina "Facchineri" da un lato e quella "Raso-Gullace-Albanese" dall'altro, mentre il fratello Luciano era stato assassinato, sempre a Genova, nel 1991, da parte di esponenti della consorteria "Fiandaca-Emanuello", propaggine della famiglia "Madonia", di Cosa nostra nissena. Ulteriori particolari saranno forniti nel corso di un incontro presso la sede del Centro Operativo della DIA di Genova, alle ore 11.00.
Ville, terreni, auto di lusso (Porsche, Bmw e Volvo), conto correnti e quote societarie: sono i beni confiscati ai fratelli Aldo ed Ercole Gaglianò, ritenuti affiliati alla 'ndrina del clan Facchineri di Cittanova (Reggio Calabria) dalla Dia di Genova in esecuzione del provvedimento della Corte d'appello di Reggio Calabria. La Dia aveva chiesto anche l'applicazione della sorveglianza speciale ma i giudici calabresi hanno rigettato la misura perché sarebbero passati troppi anni dalla richiesta. La prima richiesta, infatti, era stata avanzata nel 2007. I due fratelli Gaglianò erano arrivati a Genova, insieme al padre, alla fine degli anni Settanta e avevano continuato a praticare le loro attività illecite con il traffico di droga e le scommesse clandestine. Nel 1978 viene ucciso il padre dei due fratelli e poi il terzo fratello. A quel punto i due Gaglianò si trasferiscono a Tortona, zona ritenuta dagli inquirenti strategica per gli affari illeciti perché vicina sia alla Liguria, alla Lombardia e anche alla Francia. "Questa confisca - ha sottolineato il colonnello Sandro Sandulli - ci fa capire come la 'ndragheta sia radicata in Liguria e da molto tempo".(ANSA)
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