Sanità sempre più in affanno nel cosentino. Per l’ex ospedale di Lungro, neanche una delle operazioni che, sulla carta, puntavano a rimettere in sesto il Capt arbëresh, è stata messa in pratica. Anzi. I problemi sono aumentati e, per la carenza di personale socio-sanitario, i pazienti ricoverati al reparto di Lungodegenza, sono costretti a portarsi le badanti da casa per usufruire di un minimo di assistenza notturna. Da ottobre funziona solo un ascensore, i farmaci per i pazienti vengono reperiti con grosse difficoltà e, negli orari notturni, spesso il reparto continua ad essere sprovvisto di un medico responsabile. Le richieste di implementare la struttura di personale medico, operatori socio-sanitari e requisiti tecnologici, avanzate dal primario Camillo Mancioli e da Carmine Chiaramonte, della Uil Fpl, sono cadute nel vuoto. Lo stesso Chiaramonte evidenzia come «la carenza di personale infermieristico e di operatori socio-sanitari, sta intaccando anche le delicate prestazioni del reparto dialisi». Garantire i servizi ambulatoriali è diventata un’impresa. Nel caso specifico dell’ambulatorio di urologia, il medico specialista, non riesce a lavorare come dovrebbe perché l’ecografo, da diverso tempo, non funziona. Basterebbe una spesa irrisoria per metter in sesto l’apparecchio eppure nulla si muove. Restano solo promesse il ripristino a regime degli ambulatori di oculistica, ortopedia, otorino, geriatria, diabetologia e fisiatria territoriale, il mantenimento del reparto di lungodegenza, della dialisi, del laboratorio analisi e della radiologia, l’incremento delle ore di guardia medica nell’istituenda Rsa medicalizzata e l’introduzione di nuovi servizi di chirurgia vascolare, urologia ed ecografia specialistica.
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