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Strangolò suocera
condanna ergastolo

«Ergastolo con isolamento diurno per sei mesi». Il dispositivo di sentenza della Corte d’Assise  di Cosenza, presieduta da Giovanni Garofalo, a latere Vincenzo Lo Feudo, ha il rumore sordo del  cemento per Pasqualino Giannieri, operario di cinquantaquattro anni originario di Roggiano Gravina, condannato per l’omicidio dell’ex suocera Maria Carmela D’Aquila e per aver tentato di uccidere l’ex fidanzata Giuseppina Costanzo, figlia della vittima. E’ giunto al termine il processo per i fatti consumatisi il 26 marzo del 2013 nella tranquilla cittadina di Saracena dove il Giannieri, entrando in casa della D’Aquila e approfittando dell’assenza della  figlia Giuseppina, ha dapprima percosso con l’ausilio di un bastone, la donna settantaquattrenne, ed infine l’ha strangolata con un cappio costruito artigianalmente con filo di ferro. In quello stesso giorno, solo grazie alla prontezza di riflessi, Giuseppina Costanzo, ex fidanzata del Giannieri, si salvò dalla furia omicida dell’uomo.  La stessa Costanzo, qualche tempo prima, aveva intrapreso la relazione sentimentale con l’operaio roggianese, ignara del suo trascorso con la legge e della sua personalità: la donna non era al corrente dei precedenti penali del suo ex fidanzato, condannato dal Tribunale di Saluzzo  per violenza a danno dell’ex moglie.  La Corte d’Appello di Cosenza, nella seduta di lunedì, ha emesso la sentenza ha accolto la richiesta avanzata lo scorso mese di gennaio dal pubblico ministero Maria Grazia Anastasia.  Nel dispositivo vengono scandite le pene accessorie inflitte a Pasqualino Giannieri: «interdizione perpetua dai pubblici uffici, interdizione legale durante l’esecuzione della pena e della decadenza della responsabilità genitoriale». Giannieri, difeso dall’avvocato Carlo Salvo, dovrà risarcire anche il danno in favore di tutte le parti civili, ad alcune delle quali, tra cui Giuseppina Costanzo difesa dall’avvocato Emanuela Capparelli, è stata già riconosciuta una provvisionale,  oltre al rimborso spese per costituzione e difesa di parte civile rappresentati dai figli e dai nipoti della vittima e difesi dagli avvocati Roberto, Pasquale e Domenico Laghi, Domenico Viola, Michele Donadio e Gennaro Capparelli.La Corte d’Assise bruzia, su richiesta dell’avvocato Emanuela Capparelli, ha disposto anche la trasmissione degli atti alla Procura della repubblica presso il tribunale di Cosenza, per uno dei testi della difesa, per il reato di falsa testimonianza.

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