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“Pina” Franco, la donna al comando della cosca

 Donna di ’ndrangheta. Vantava un ruolo apicale Giuseppa Franco, la rampante “Pina” che ha assunto il grado di capo in virtù delle parentele eccellenti - figlia di Michele Franco e moglie di Consolato Carmelo Murina – e del piglio autoritario con il quale teneva in pugno lo scettro del comando. Con in carcere padre e marito, era stata Giuseppa Franco a dettare le regole alla cosca. Non limitandosi a comunicare all’esterno i voleri dei boss in galera, ma decidendo in prima persona ogni affare della ’ndrina. I carabinieri di Reggio, che hanno monitorato la recente gestione della famiglia mafiosa pellarese non hanno dubbi: «Operava con mansioni da reggente». Accusa sostenuta dal meticoloso lavoro di intelligence e dai riscontri delle intercettazioni telefoniche ed ambientali. A Giuseppa Franco, Massimo Piccolo e Massimo Murina (cugino del marito), coinvolti nelle due tranche dell'inchiesta “Tnt”, consegnano i ricavi dello spaccio di stupefacenti. Portandole fino a casa «i soldi della ’ndrangheta», come loro stessi affermeranno in una conversazione captata dall’Arma. Donna leader, che decide, ordina e pianifica. È ancora “Pina” Franco ad offrire a Massimo Murina la gestione dello spaccio dell’eroina e lo sfruttamento della prostituzione. Due proposte rifiutate, consegnando agli inquirenti la prova dei rispettivi ruoli di forza tra donna e giovane picciotto. Massimo Murina sbotta, ignaro di essere ascoltato dei carabinieri. Non ci sta a lavorare con l’eroina - «troppo pericolosa» - né con la prostituzione –«quello è un affare “infamante”» - ribadendo la volontà di continuare a operare per la cosca limitandosi a piazzare partite di marijuana e hashish e coordinando lo spaccio: «Questo è pericoloso…gli ho detto io non mi parlate affatto no di Puttane... gli ho detto io solo di erba mi dovete parlare a me». Seppure irritato, anche lui come tutti gli altri, doveva rapportarsi alla donna-capo clan. A Giuseppa Franco consegnerà i ricavi dello spaccio. Insofferente, ma puntuale: «Che mi caco il cazzo di andare da questa, da Pina io, per raccontargli per raccontargli, per fargli e per dirgli…quanto gli saliamo 12 (dodici)? ... qualche 13 (tredici) e passa, penso… (inc)... qualche altre 8000(ottomila)”».(fra.t.)

 

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