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Mons Galantino denuncia
ipocrisia su emergenza

Parlare di emergenza rispetto all’immigrazione è una grande ipocrisia. La denuncia, forte, diretta, precisa arriva da mons. Nunzio Galantino, segretario generale  della Conferenza Episcopale Italiana. Con la chiarezza che lo contraddistingue il vescovo di Cassano, voluto da Papa Francesco con cui la sintonia è evidente, in uno degli incarichi più importanti per la chiesa, ha puntato l’indice contro il vizio, tutto italiano di non affrontare i problemi o meglio di far finta di affrontarli sull’onda emotiva, come accade ogni qualvolta, e la cosa si ripete da decenni, un barcone di disperati approda sulle coste siciliane e calabresi o addirittura affonda in quel grande cimitero che è diventato il mediterraneo. “Non si può continuare ipocritamente a far finta- ha detto mons. Galantino – di meravigliarsi per il fatto che ancora arrivano nuovi immigrati. Prefetti e sindaci ci telefonano per sapere : c’è posto? Noi diciamo sempre di si e accogliamo. Poi nessuno più ti risponde al telefono salvo quando accade una cosa simpatica, lo dico in modo ironico -  ha specificato il segretario della CEI-  quando ci contestano per la inadeguatezza talvolta delle nostre risposte: sei contro le leggi europee, ci dicono e ci spiegano, dovresti avere almeno 2, 5 metri di spazio per ognuno”. Quello che denuncia Galantino è una triste, amara, drammatica realtà. Non è forse vero che si prosegue con risposte emergenziali al fenomeno, costante e non nuovo dell’immigrazione? Non è forse vero che la chiesa è in prima linea nell’accoglienza, presupposto che si da per scontato e su cui si scaricano i problemi quando lo stato non è in grado di dare soluzioni adeguate? E non è altresì vero che sui centri di accoglienza della Caritas, delle diocesi si ostenta una rigidità per quanto attiene gli standard di sicurezza, di agibilità che latita quando si tratta di strutture pubbliche. Pensiamo alle condizioni, spesso di degrado in cui vengono lasciati i centri di prima accoglienza, i centri di permanenza dei migranti. Avranno la politica, le istituzioni il coraggio di rispondere alla denuncia del segretario generale della CEI?

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