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Il Carnevale nel mirino delle ’ndrine

 Vogliono cancellare la tradizione, uccidere il Carnevale di Amantea che, con quello di Castrovillari, è patrimonio della Calabria e dei calabresi. Da queste parti le ’ndrine comandano su tutto, anche sulla festa delle maschere. I boss hanno voluto colpire al cuore la manifestazione, dando fuoco al laboratorio dove nascono i carri allegorici. Un attentato che ha scosso la cittadina del Tirreno cosentino. Tutti si sentono feriti. Non avere il Carnevele significherebbe non avere più niente per chi è nato qui. Per questo, uomini e donne, bambini e giovani, professionisti e impiegati, operai e disoccupati, non vogliono arrendersi al male che, in questi ultimi mesi, come un fiume carsico, sta attraversando silenziosamente le viscere della città. «Un gesto che non fermerà la macchina organizzativa del Carnevale di Amantea e che deve servire da stimolo alla comunità tutta per fare in modo che la festa sia ancora più bella e partecipata». Il sindaco Monica Sabatino e l’assessore al turismo Giovanni Battista Morelli hanno invitato il comitato “Giuseppe Brusco” a non arrendersi. Un appello che arriva da due testimoni diretti dell’arroganza criminale (in novembre avevano subito pesanti minacce). Ieri mattina, hanno raggiunto il capannone danneggiato dal rogo notturno per rendersi conto del disastro e parlare con i tanti giovani che lavorano all’organizzazione delle sfilate. Il fuoco è partito dal pannello elettrico ma non è stato un cortocircuito. I carabinieri della Compagnia di Paola hanno rinvenuto tracce di liquido infiammabile utilizzato per scatenare l’inferno. Le “coppole” hanno voluto colpire il Carnevale, gli organizzatori, la città. E, forse, sono tornati a minacciare anche il Comune perchè oltre al danno d’immagine, l’immobile in questione è di proprietà municipale. I malviventi sono piombati dentro l’immobile sicuramente dopo le tre di ieri (quando i giovani avevano lasciato la struttura) e sono spariti prima delle sei, quando l’operaio comunale, Rocco Cima, coordinatore dei servizi nel vicino cantiere dell’isola ecologica, ha notato una colonna di fumo nero fuoriuscire dal capannone. Cima e un collaboratore sono riusciti a domare le velleità del fuoco anche con l’aiuto di alcuni ragazzi che lavorano nel laboratorio. Un intervento tempestivo che ha impedito al fuoco di incenerire gli altri carri in fase di lavorazione. Gl’investigatori del tenente Antonio Villano hanno sottoposto a sequestro i “corpi di reato” rinvenuti durante il sopralluogo. I malviventi, dopo essersi introdotti nel laboratorio, avrebbero cosparso di benzina il quadro elettrico che serve l’intera struttura e che è posto accanto a uno degli ingressi laterali. Quindi, avrebbero dato fuoco in altre due zone dello stabile. E proprio da uno di questi inneschi è partito il rogo che ha incenerito il carro del gruppo “I giovinotti”, un manipolo di sbarbati guidati dal figlio dell’ex sindaco, Sante Mazzei. Del carro, quasi completato nell’allestimento, resta solo l’armatura in fil di ferro. I ragazzi non si sono persi d’animo e hanno ricominciato a dare forma alla cartapesta. «In questo momento – ha detto il consigliere di maggioranza Caterina Ciccia che cura i rapporti con le associazioni –, la città deve mostrare a questi giovani, nostri figli, tutta la vicinanza possibile». 

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