Non ha retto alle domande del GIP del tribunale di Castrovillari, si è sentita male e ha preferito rimanere in silenzio Stefania Russo, la 37enne di Corigliano accusata di infanticidio nell’ambito dell’inchiesta ‘Medical Market’ su una truffa alle assicurazioni. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia la donna, assistita dal suo legale, l’avv. Fabio Salcina aveva iniziato a rispondere, poi il malore e la decisione di avvalersi della facoltà di non rispondere. La donna, che è ai domiciliari, è accusata di essersi procurata un aborto al settimo mesi, avrebbe lasciato morire il nascituro, in modo da incassare, secondo gli inquirenti il risarcimento milionario previsto in questi casi, circa 80 mila euro, addebitando l’aborto ad un presunto incidente stradale. Il tutto con la compiacenza di un medico dell’ospedale di Corigliano, che nell’interrogatorio di garanzia ha respinto ogni addebito. Il il legale di Stefania Russo si è detto sicuro di poter dimostrare l’infondatezza delle accuse: “La realtà dei fatti è diversa rispetto a quanto sostenuto dalla Procura, perché non c'è alcuna richiesta di risarcimento danni, nè la mia assistita ha mai riscosso alcun premio. La Procura dovrà anche dimostrare se e come sarebbe stato indotto l'aborto. Anche i consulenti del pm hanno avuto delle incertezze nel concludere la perizia. Lo dimostra il fatto che la pinza di Martin, strumento con il quale si ritiene che sia stato indotto l'aborto, viene utilizzata solo nelle prime settimane di vita e non è utilizzabile su un feto di 800 grammi al settimo mese di gestazione”. Poi l’annuncio del ricorso al Tribunale della Libertà.