Come è possibile, deliberatamente, puntare un fucile e sparare contro un animale che con la sua grande sagoma si staglia contro il cielo facendo sì che muoia o, peggio, che si trascini sul terreno, agonizzante per le ferite? E invece è accaduto a una splendida cicogna bianca, ritrovata impallinata nei pressi di Malvito. Non solo gli ambientalisti, che non si stancano di dire il loro No alla caccia, ma anche i comuni cittadini non possono non essere scandalizzati all’idea che si possa sparare a una cicogna, uccello strettamente legato alla cultura e alle tradizioni dell’uomo, simbolo intramontabile della fecondità e fortuna, confidente fino al punto di posarsi sulle case, dando vita alla graziosa leggenda legata alla nascita dei bambini così da essere rappresentata nell’iconografia popolare con il piccolo in arrivo penzolante dal becco. E' l'amara considerazione del presidente del CRAS di Rende, Mauro Tripepi. La Cicogna bianca è un selvatico protetto dalla legge, ma i bracconieri non esitano a farne oggetto conti nuo di caccia, a dispetto della legge, delle aree protette, del rispetto per gli animali sotto tutela. È facile comprendere come l’uccisione anche di un solo esemplare sia un danno grave per la specie. Oggi, le trasformazioni ambientali sono state spinte a tal punto che le cicogne stentano a trovare il luogo adatto per costruire il loro nido e per riprodursi.Purtroppo il destino della cicogna trovata ferita a Malito è stato infausto, infatti nonostante l’intervento chirurgico finalizzato alla ricomposizione di una frattura all’arto inferiore la Cicogna è morta a causa degli altri, oltre dieci, pallini che avevano fratturato l’ala e si erano conficcati in varie parti del corpo. Ringraziamo gli uomini della Polizia Provinciale di Cosenza Ass.te Capo D’Ambrosio e Cucunato che si sono prodigati allo spasimo per salvare la vita della Cicogna ed il Presidente Occhiuto della Provincia di Cosenza che continuano a collaborare con il Cipr nel tentativo di salvare gli animali selvatici feriti.
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