L’ultimo giorno del 2014 porta altri brutti regali per i Comuni calabresi. È partita, infatti, la seconda ondata di ingiunzioni per gli enti morosi con riferimento al pagamento dei canoni relativi alla raccolta e conferimento della spazzatura. La decisione del Dipartimento Ambiente segue di alcuni giorni la prima sfornata, arrivata nei giorni antecedenti al Natale. Adesso, però, la lista è lunghissima. Molti enti dei diversi territori provinciali sono stati individuati quali cattivi pagatori e per questo, essendo rimasti privi di significativi effetti i continui richiami, si è passati alle vie di fatto: subito i soldi o pignoramenti presso le tesorerie. Il problema è sempre lo stesso: la Regione non ha soldi per gestire il settore. E senza risorse non c’è possibilità di uscire dal tunnel di un’emergenza che dura da anni. Per questo la nuova amministrazione regionale non può transigere. Sa benissimo che senza misure drastiche non si riuscirà a venire fuori da un quadro desolante e senza prospettive. L’ordinanza del presidente Mario Oliverio - che ha prorogato fino alla prossima primavera il conferimento dei rifiuti senza trattamento - rappresenta un’altra “misura tampone” se nel frattempo non si riesce a mettere ordine nel settore, soprattutto facendo in modo che la Calabria diventi autonoma nelle procedure per lo smaltimento dei rifiuti prodotti dai Comuni. Restano ancora bloccati i trasporti fuori regione e mancano le risorse per gestire tutte le giornaliere criticità che si presentano. Ecco che la prima misura è già esecutiva: tasse alle stelle per gli enti. A partire da ieri, infatti, è entrata in vigore la rimodulazione delle tariffe per versare i rifiuti negli impianti e nelle discariche. Era già stato previsto con ordinanza dei mesi scorsi ma adesso è formalmente entrata in vigore. La tariffa “v e cchia”, secondo il dipartimento Ambiente della Regione, non è più applicabile dal momento che sono stati tagliati i finanziamenti statali per la produzione di energia elettrica dalla termovalorizzazione del combustibile da rifiuto e perché la mancanza di manutenzione degli impianti ha comportato la necessità di smaltire parte degli scarti in discariche fuori regione (allo stato, però, l’iter è bloccato) con ovvi aumenti dei costi di smaltimento. Per questo, alla luce delle inerzie delle amministrazioni locali e dei costi esorbitanti per mantenere il settore, la tariffa per la raccolta indifferenziata passa a 176 euro per tonnellata, con sconti per i Comuni che aumenteranno la differenziata e con benefit per quelli dove hanno sede gli impianti, a titolo di disagio in termini di impatto ambientale.