Quel brontolio improvviso che ha scosso le case e fatto salire l’angoscia s’è spento in fretta nelle viscere dell’altopiano, coperto di neve. Si temevano repliche, nuovi scuotimenti e, invece, dopo la scossa madre di 4.3 Richter (è la magnitudo ufficiale del sisma, ndr) delle 22.43 i sismografi dell’Ingv ne hanno registrate solo altre cinque. Cinque movimenti tellurici di assestamento, come li definiscono i tecnici, con magnitudo di 3.3, 2, 2.2, 2.2, e 2,7. Un sisma che potrebbe non aver ancora esaurito tutta la sua energia con la quale comprime e schiaccia le viscere della Sila da un po’di anni ormai. Pochi, per fortuna, i danni, piccole lesioni agli edifici che hanno oscillato, soprattutto quelli più alti, ma non hanno ceduto. E, poi, tanta paura. Paura di restare schiacciati sotto le macerie delle case apparse improvvisamente insicure. Molta gente, anche a Cosenza, è uscita in strada subito dopo quella scossa avvertita in tutta la Calabria. A Spezzano della Sila, dove l’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ha collocato l’epicentro, molte persone hanno scelto di dormire in auto al gelo piuttosto che rientrare dentro le loro abitazioni. Dalla centrale operativa del “118” è stata inviata anche un’ambulanza per precauzione. L’Anas ha fatto verifiche alle strutture portanti del ponte di Celico sulla Statale 107. Gli studiosi continuano a osservare quelle faglie che s’inter - secano nella pancia dell’Altopia - no. Dalle zolle più inquiete partono le scariche di energia che fanno vibrare il mondo, nel cuore della Calabria. Il rischio non è ancora cessato. Servirà altro tempo perchè il sottosuolo si addormenti. Secondo il geologo lametino Giulio Riga, è indispensabile che l’indicatore di forza sprofondi dentro quel suo modello matematico “Previsio” in grado di prevedere i terremoti. Presto pubblicherà tutto e il mondo della scienza dovrà fare i conti con questo rivoluzionario schema numerico che consentirebbe di leggere con anticipo l’arrivo di una scossa e la sua localizzazione. Da tempo studia la sequenza della Sila, zona appena sfiorata da terremoti energetici. «Il quinto step s’è concluso a marzo. Dopo il punto d'innesco della “bomba sismica” si è caratterizzata una fase di rilascio di energia caratterizzata da un primo “foreshock” (scosa premonitrice) di secondo ordine al quale è seguita una anomalia sismica del tipo “Ui”, composta da tre scosse, di cui due di piccola magnitudo. Al segnale di attenzione di imminente periodo, attivo dallo scorso 23 dicembre, è seguito il terremoto di 4.3, di domenica sera». Un sisma atteso, dunque, che non ha sorpreso il geologo che da qualche anno ritiene l’area della Sila a rischio crisi. L’inne - sco del terremoto potrebbe collocarsi nell’incrocio tra due faglie antitetiche che corrono a sud di Cosenza. «L’epicentro del movimento tellurico ricade in una zona nella quale è presente una faglia trascorrente che si muove lungo la direttrice Est-Ovest, compresa tra grandi faglie normali, secondo i dati Ithaca-Ispra. All’evento sismico, classificato come secondo foreshock dal modello “Previsio”, è seguita una veloce fase di assestamento non ancora completata, e che non ha modificato i due indicatori energetici della sequenza, i cui valori sono rispettivamente fermi al 91% e all'81%. Il segnale di attenzione associato alla fase di rilascio di energia in atto rimane attivo, mentre quello di fine fase di assestamento non si è ancora attivato in quanto la sequenza è in “stand-by”». Riga prova anche a dare qualche anticipazione sull’evoluzione del sisma. «Nella struttura della sequenza in atto è assente ancora una scossa di magnitudo dinamica pari a 3.6 Richter. Con i dati attuali è possibile immaginare un successivo step a 5.2-5.4 di magnitudo locale. In questo momento, la magnitudo massima dell’area è di 6.4 gradi. Una valore inferiore rispetto a quello attribuito al “Big one” atteso dagli scienziati»