Calabria

Sabato 27 Aprile 2024

Arberia si sgretola
nessun consigliere

L’Arbëria all’indomani delle elezioni  si ritrova senza rappresentati in seno al consiglio regionale. Dei tre aspiranti consiglieri, Giovanni Manoccio, Angelo Broccolo e Macrina Coscarelli, nessuno è riuscito ad aggiudicarsi uno scranno a palazzo Campanella. Manoccio, vicesindaco di Acquaformosa, candidato nella lista “Democratici progressisti” a sostegno del neo presidente Mario Oliverio, è stato il più eletto nei paesi arbëreshë e con i suoi 4242 voti di preferenza ha sfiorato il successo posizionandosi come secondo dei non eletti dietro all’assessore provinciale uscente Pietro Lecce. Broccolo, medico e dirigente politico di lungo corso di Santa Sofia d’Epiro, inserito nello schieramento “La sinistra”, con i suoi 1855 voti è risultato secondo della lista dietro a Mario Caligiuri.  Macrina Coscarelli di Vaccarizzo Albanese, con 198 preferenze è scivolata in coda alla lista nel Nuovo centrodestra a sostegno di Nico D’Ascola.Quella di domenica scorsa, dunque, è stata una tornata elettorale avara di prospettive. Seguendo il trend regionale della bassa affluenza alle urne, gli albanesi di Calabria hanno palesato la propria insofferenza verso la vecchia politica incapace di dare risposte alle richieste di cambiamento e trasparenza emerse da più parti. Eppure volti e  idee nuove nell’ultima competizione elettorale si sono mostrati, evidentemente, non sono riusciti ad avere un effetto traino tale da spingere gli elettori a recarsi in modo più importante alle urne. Gli arbëreshë nella sola provincia di Cosenza, possono contare su di un bacino di elettori che supera le 40 mila unità, numeri in grado di poter eleggere almeno 5 rappresentanti in seno al consiglio regionale. La comunità arbëreshe, distribuita in 28 paesi disseminati nelle province di Cosenza, Catanzaro e Crotone, anche in questa occasione ha mostrato di non essere unita e di non comprendere l’importanza di avere un rappresentante a palazzo Campanella in grado di tutelare le specificità linguistiche e storiche e di sfruttare le opportunità di sviluppo che una “postazione” regionale è in grado di offrire.Le motivazioni recondite di quest’ultima debacle, vanno di pari passo con il processo di disgregazione che la comunità arbëreshe sta subendo con lo spopolamento intellettuale. La scarsa capacità di interpretare le leggi di tutela nel loro significato politico di salvaguardia e rilancio della diversità culturale e la poca partecipazione alla vita politica degli arbëreshë, di fatto, stanno affievolendo la fiamma della rinascita culturale.

 

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