Su un livello di pericolosità, in ambito nazionale, occupa la decima posizione. E non è certo una novità quando si parla della strada statale “106”. Lo sconfortante dato emerge da una ricerca condotta dall’Aci, sulla scorta di dati Istat relativi al 2012, sulle arterie più pericolose d’Italia. Scorrendo la classifica, emerge un quadro preoccupante per l’intero Stivale, anche se i picchi di mortalità che si raggiungono al Sud, espressi in percentuale (sulla base del numero di morti ogni cento incidenti), sono davvero elevati, a dimostrazione del gap infrastrutturale tra quest’area e il resto d’Italia. Quel 10,09% della statale 106 Jonica, accompagnato dal pesante 7,29% della statale 18 Tirrenica, inchiodata dal canto suo a un preoccupante ottavo posto, rappresentano in maniera spietata una situazione calabrese drammatica. Un “pesante fardello” che penalizza interi territori, impedendo una circolazione sicura, fluida e veloce. Del resto, si tratta di un’arteria in molti tratti vecchia e inadeguata, con una miriade di centri abitati costieri da attraversare. Un elemento che accresce i rischi quando si devono affrontare innumerevoli attraversamenti pedonali e centinaia di incroci dalla scarsa visibilità. In quella che è l’unica strada che collega i vertici della costa bagnata dal mare Jonio finisce così per riversarsi un’imponente quantità di traffico ed è inevitabile che gli incidenti finiscano per crescere in misura esponenziale: con una carreggiata progettata per affrontare una circolazione stradale limitata, quale poteva essere quella di mezzo secolo fa, anche la più semplice delle manovre di sorpasso o una svolta a sinistra possono costituire un elevato fattore di rischio, tant’è che in diversi tratti della Jonica la linea di mezzeria è stata resa continua. Ciò non significa che di sorpassi o di “tagli” di corsia non ne avvengano più, ma probabilmente nelle intenzioni dell’Anas vi era l’idea di creare un deterrente verso l’abuso di tali manovre, stabilendo determinati punti nei quali poterle effettuare. L’efficacia è magari da dimostrare, anche se in questo modo è più facile individuare le responsabilità in caso di sinistro. Ma nell’elenco delle criticità vanno inseriti anche quei vecchissimi ponti che ancora si trovano nel tratto del basso Jonio catanzarese: costruiti all’epoca del regime fascista, sotto le loro arcate sono transitati i carri trainati dalle vacche e i viandanti sul dorso di asini e muli; oggi, in quella stessa carreggiata, transitano le automobili e i mezzi pesanti, un fatto ordinario che, però, considerata l’età di quei ponti, non sembra più tanto normale, anche perché il transito su tali strutture dovrebbe essere solo a senso unico alternato, una regola che in pochi rispettano.