
In sinergia. Uno accanto all’altro. «Partecipi e concorrenti» dello stesso disegno criminoso che ha portato alla voragine nei conti del Comune di Reggio. Emerge anche questo scenario dalle motivazioni della sentenza di condanna inflitta dal Tribunale di Reggio all’ex sindaco di Reggio, Giuseppe Scopelliti, e dei tre revisori dei conti dell’epoca. Il provvedimento è a firma del collegio presieduto da Olga Tarzia, giudici relatori Teresa De Pascale (estensore) e Filippo Aragona. Si parte dalle responsabilità del falso in bilancio e del disastro economico-finanziario del Comune di Reggio Calabria che non erano «ascrivibili solo a Orsola Fallara», la dirigente morta suicida nel dicembre del 2010 perchè travolta dallo scandalo delle autoliquidazioni d’oro con i soldi di Palazzo San Giorgio. Evidente per i giudici il ruolo di Giuseppe Scopelliti «a conoscenza della situazione» mentre Orsola Fallara non solo non ha agito «in nome e per conto di se stessa» ma «perfetta esecutrice di direttive» del primo cittadino. Difficoltà antiche «La vicenda ruota attorno ad una serie di comportamenti reiterati nel tempo, posti in essere in concorso dal sindaco dell’epoca del Comune di Reggio Calabria, dott. Scopelliti, dal dirigente del settore finanze e tributi, dott.ssa Fallara (deceduta), e dai revisori contabili del medesimo comune, dott. De Medici, dott. Stracuzzi e dott. D’Amico, che hanno aggravato la situazione economica dell'ente territoriale, già in serie difficoltà dal 2007, determinando l’approva zione di documenti contabili non veritieri, attraverso una sorta di inesattezze create artatamente dal dirigente delle Finanze con l’avallo di soggetti che per posizione e qualità avevano piena contezza delle preoccupanti dimensioni del fenomeno e che hanno reso pareri falsi e compiacenti. Ed invero, la necessità di ammantare tale condizione non può che essere quella di evitare un irrigidimento dei servizi e un aggravamento delle tassazioni che avrebbe reso impopolare il Sindaco del tempo, già al timone dell'ente dal 2002. Tanto ha determinato una grave lacerazione del tessuto socio economico cittadino». La dirigente “dominus” «Nessuno era in grado di muovere rilievi sostanziali alla dott.ssa Fallara che pure era la Dirigente del Settore Finanze e che logicamente non poteva avere costruito il suo "ruolo" in modo autonomo dalla "politica", ragionevolmente dovendo solo tradurre in numeri le indicazioni che provenivano dall'organo politico, per meglio dire del Sindaco, il capo dell’amministrazione, eletto dalla comunità per rappresentare i propri interessi, il quale, a sua volta, aveva scelto la Fallara come suo braccio destro, consentendole la commissione di una serie infinita di abusi, di irregolarità, di prevaricazioni, funzionali ad occultare la reale situazione di difficoltà dell'Ente, al fine evidente di evitare conseguenze impopolari in termini di perdita di consenso e/o a gratificare con elargizioni che sfuggivano dai normali canali, fasce e/o categorie di elettori. In questo senso si spiegano, tra le tante irregolarità, quelle relative ai contributi in favore di istituti religiosi». Rapporto privilegiato «Seppure la dirigente dott.ssa Fallara godeva di ampia autonomia nella gestione delle risorse finanziarie e nella redazione del bilancio, ciò intanto le era consentito in quanto e nella misura in cui trovava corrispondenza nelle scelte politiche effettuate a monte dal sindaco Scopelliti, col quale intratteneva un rapporto “privilegiato”, addirittura escludente rispetto agli assessori ed ai consiglieri comunali. Scopelliti si avvaleva dell’apporto tecnico della dirigente del settore finanze per dare attuazione a quelle scelte, rivelatesi scellerate per le sorti del Comune, che gli hanno consentito nell’immediato di acquisire e rafforzare il consenso popolare a scopi elettorali».
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