Mancavano appena poche ore al saldo di quell’insolito “pizzo” di natura enogastronomica. O almeno così pensava Salvatore Mirabelli, il 61enne di Bisignano che venerdì scorso forse pregustava di mettere le mani su una fornitura gratuita di generi alimentari probabilmente utile ad avviare un’attività commerciale in Germania. Sono questi i nuovi elementi emersi dal blitz messo a segno due giorni fa dai carabinieri del Nucleo operativo di Rende, diretti dal capitano Luigi Miele e dal tenente Giovan Battista Marino. Un’operazione anti-racket che ha permesso – secondo la Procura di Cosenza –di stoppare un’estorsione che stava per essere consumata a suon di prosciutti, bottiglie di prosecco, salumi, forme di parmigiano e anche del baccalà: roba da strappare con la forza dell’intimidazione a un imprenditore che tuttavia s’era già buttato alle spalle paura e omertà. Ad inizio settembre, infatti, la vittima s’era presentata in casermaper denunciare quanto stava subendo. E i militari dell’Arma, coordinati dai pm Giuseppe Cozzolino e Giuseppe Visconti, s’erano subito messi sulle tracce dei presunti aguzzini. Intercettazioni telefoniche, captazioni ambientali e pedinamenti hanno poi fatto il resto. E nei guai oltre a Mirabelli (in passato messo sott’inchiesta sempre per estorsione dagli stessi magistrati che lo accusano anche adesso) sono finiti pure il 46enne Tonino Ferretti (a dx) e il 38enne Luciano Iaquinta. Tutti e tre sono sospettati di aver allestito una messinscena che, osservata in filigrana, restituisce l’inquietante immagine di cosa sia diventato oggi il “pizzo”. Non più minacce dirette, ma serie di sotterfugi basate sulla precisa volontà di riscuotere crediti inesistenti. Mossa astuta: l’estorsione viene così occultata sotto forma di esercizio arbitrario delle proprie ragioni. E se la vittima si ribella, ecco spuntare il personaggio al quale non si può dire di no. Anche se si hanno in mano –come nel caso di Bisignano – le fatture che dimostrano l’avvenuto pagamento di tutta la somma pretesa da creditori fasulli. Mirabelli, Ferretti e Iaquinta martedì affronteranno l’interrogatorio di garanzia. E in quell’occasione, assistiti dagli avvocati Guido Siciliano e Antonio Ingrosso, cercheranno di chiarire le rispettive posizioni. A cominciare da Mirabelli: in casa sua sono stati del resto trovati i tre assegni da mille euro ciascuno che la vittima aveva intestato a Ferretti, titoli di credito insolvibili messi poi in secondo piano dall’ultima richiesta: quel furgone carico di generi alimentari che avrebbe chiuso la partita.