Nuova denuncia appello dei giovani partecipanti al Programma Stages 2008 della regione Calabria, basato sulla meritocrazia, da un anno senza più lavoro e certezze. “ Siamo – scrivono - i 320, lavoratori precari che, dopo aver prestato per anni la nostra attività lavorativa nelle amministrazioni pubbliche della Regione Calabria, restiamo in attesa di una risposta sul nostro futuro occupazionale. Il progetto, lanciato nel 2008 dal governo regionale guidato dal centrosinistra, è stato successivamente rifinanziato per ben due volte dall’amministrazione regionale di centrodestra. Sei anni fatti di incontri, promesse mai mantenute, di grandi proclami e piccole grandi delusioni da parte di questa politica che dei giovani fa il cavallo di battaglia in campagna elettorale ma che degli stessi si dimentica una volta “acchiappata” la poltrona. In sei anni tante cose sono cambiate… noi stessi siamo cambiati… molti sono dei padri e delle madri con doveri di garantire una vita dignitosa prima di tutto ai propri figli e successivamente a loro stessi, altri sono bloccati da uno status di disoccupazione perenne che non permette loro una prospettiva futura. Abbiamo oramai tutti più di trent’anni e alcuni hanno superato la soglia dei quaranta, età che non ci permette di essere tutelati nemmeno dalle nuove normative nazionali sul lavoro (per esempio vedi apprendistato rivolto a coloro i quali hanno un’età massima di ventinove anni), che ci tagliano fuori dal mercato del lavoro poiché poco appetibili per i privati sia per età che per background professionale poiché interamente improntato sulla pubblica amministrazione. Non si capisce perché gli appelli alla chiarezza cadono nel vuoto e questo dopo aver speso circa 17,5 milioni di euro per formare e far lavorare centinaia di giovani eccellenze, scelti dalla Regione attraverso una selezione puramente meritocratica. Non si capisce a cosa sia servito “richiamare” giovani eccellenze nelle propria terra investendo così tanti milioni di euro, se non per scrivere l’ennesima brutta pagina, con la quale si darà un segnale allarmante a tutte le nuove generazioni che, pur sognando e credendo di poter costruire un futuro nella propria terra, saranno costrette sempre più ad emigrare”.