Le richieste dei pm Sonia Gambassi e Maria Camodeca della Procura della Repubblica di Paola saranno andate di traverso alla famiglia Marzotto. I due pubblici ministeri al termine di quasi quattro ore e mezzo di requisitoria hanno chiesto sei anni di reclusione per il conte di Valdagno, Pietro Marzotto, ex presidente del gruppo. Non va meglio a già amministratori e dirigenti della “fabbrica dei veleni”. Per Carlo Lomonaco due volte sindaco di Praia a Mare a processo nella qualità di responsabile del reparto tintoria vengono chiesti dieci anni. Si contestano a Lomonaco malattie e infortuni a danno di diversi lavoratori. La procura non è stata tenera nemmeno con Silvano Storer (ex amministratore delegato del gruppo), chiesti per lui 5 anni; Jean De Jaegher (consigliere dell’associazione europea delle industrie tessili e presidente della Marzotto Usa dal ’95 al ’98), 5 anni; Lorenzo Bosetti (ex-sindaco di Valdagno e consigliere delegato e vicepresidente della Lanerossi), 5 anni; Vincenzo Benincasa, 8 anni; Salvatore Cristallino, 3 anni; Giuseppe Ferrari, 4 anni e sei mesi; Lamberto Priori, 7 anni e sei mesi; Ernesto Antonio Favrin (vicepresidente vicario della confindustria veneta) 5 anni e Attilio Rausse 3 anni e sei mesi. Solo una richiesta di assoluzione per Ivo Comegna per non aver commesso il fatto. L'inchiesta è durata dieci anni ed è stata condotta in prima persona dal procuratore capo Bruno Giordano. Tutto è partito quasi per caso, da alcune riunioni di ambientalisti che alla fine degli anni ’90 si tenevano a Scalea. Si discuteva di elettromagnetismo, di erosione costiera, di discariche. Ma anche e soprattutto di tumori e dell’elevato tasso che si registrava nell’alto Tirreno cosentino. Proprio in una di quelle riunioni si presentarono Luigi Pacchiano e Alberto Cunto operai della Marlane e raccontarono il dramma di colleghi colpiti dal cancro e morti uno dopo l'altro. Mietuti dalla malattia dopo tante sofferenze. Proprio Luigi Pacchiano (testimone chiave per l’accusa nel processo) a fine luglio ha presentato quella che è stata catalogata dal sostituto procuratore Maria Camodeca una nuova prova: un cd audio nel quale imputati del processo avrebbero concordato, secondo la testimonianza di Antonio Idà, prima delle udienze “cosa dire” e “cosa non dire” in aula. Il cd per adesso è affidato a un perito per essere analizzato. Successivamente il presidente del collegio, Domenico Introcaso, si determinerà se possa essere ammesso come prova oppure no. Inizialmente i rinviati a giudizio erano tredici. A processo non giunge però Ernesto Fugazzola in quanto deceduto. Secondo l’accusa 107 operai sono morti a causa dei tumori provocati dall'inalazione di vapori emessi nella lavorazione dei tessuti. Gli affari della Marzotto in Calabria si sono chiusi dopo un ventennio nel 2007 quando la Procura della Repubblica di Paola ha messo i sigilli allo stabilimento. Una caporetto per gli imprenditori vicentini. Nei giorni scorsi inoltre si è tenuto (autorizzato dal presidente del tribunale di Paola) il sopralluogo dell’Ispra sull’area a suo tempo sequestrata dalla Procura della Repubblica. L'istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale, su mandato del Ministero dell'Ambiente, ha infatti fatto sopralluoghi e verifiche.
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