Da Nord a Sud dei circa 8.000 chilometri di coste italiane quasi il 10% è alterato dalla presenza di infrastrutture pesanti e nessuna regione costiera è esclusa dalla cementificazione.Nel corposo dossier del WWF ‘Cemento coast to coast’, corredato da fotografie satellitari di Google Earth con il il prima-dopo, non manca la Calabria, che con i suoi quasi 800 km di litorale costituisce il 19% delle coste italiane, anche se non figura, una volta tanto tra le più ‘urbanizzate. Ben 25 i siti individuati che secondo il WWF negli ultimi 25 anni sono stati invasi da colate di cemento. Di questi 8 ricadono sul tirreno cosentino: Praia a Mare, San Nicola Arcella, Scalea, Belvedere, Bonifati, Cetraro, San Lucido, Amantea. Qui come negli altri siti monitorati dal WWF su aree con vincoli paesaggisti, a poca distanza dal mare, sono stati realizzati camping, stabilimenti balneari, darse, residence, luna park. Il WWF ripropone una moratoria per bloccare le costruzioni costiere, chiede che vengano allargati i vincoli di tutela dai 300 metri attuali a 1000 metri di battigia, nuovi incentivi per i comuni e gli enti locali che puntano sulla conservazione delle proprie bellezze naturali costiere, e non sullo sfruttamento portato avanti a suon di nuovi edifici e cemento e poi, ovviamente, misure per garantire meglio il rispetto delle normative.
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