
Collabora con la giustizia da quando, nel 2005, il marito si è suicidato, Giuseppina Multari, la pentita dalle dichiarazioni della quale ha preso le mosse l'operazione dei carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria che ha portato all'arresto di 16 presunti affiliati al gruppo Cacciola della 'ndrangheta. Il gruppo Cacciola è collegato alla cosca-madre dei Pesce, che ha registrato nella sua storia altre due donne pentite, Maria Concetta Cacciola, suicidatasi con l'acido muriatico, e Giusy Pesce, che vive oggi in una località protetta. Il marito di Giuseppina Multari, Antonio Cacciola, si suicidò al culmine di una serie di liti e contrasti con la moglie. I parenti di Cacciola attribuirono la colpa del suicidio dell'uomo a Giuseppina Multari, tenendola segregata per questo motivo in casa e riducendola in schiavitù fino a quando la donna riuscì a fare recapitare una lettera al padre per informarlo della condizione in cui si trovava. Il padre di Giuseppina Multari avvertì poi i carabinieri, che liberarono la donna.
"Giuseppina Multari, ex moglie di Antonio Cacciola, è testimone di giustizia. Grazie alla sua testimonianza siamo riusciti a scoprire e debellare un traffico di sostanze stupefacenti, soprattutto di cocaina, proveniente dall'Olanda e indirizzata a Rosarno, arrestando sedici persone". Lo ha detto il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, durante la conferenza stampa per illustrare i particolari dell'operazione 'Mauser' eseguita dai carabinieri contro il raggruppamento criminale Cacciola-Curmace di Rosarno. "Giuseppina Multari - ha aggiunto il magistrato - moglie di Antonio Cacciola, suicidatosi nel 2005, era stata ridotta in schiavitù dai familiari del defunto marito e non poteva neppure assicurare le cure alla figlioletta più piccola senza essere 'scortata' dai parenti del marito o accompagnare a scuola le altre due figliolette più grandi. Proprio per queste ragioni, sentendosi oppressa e senza via di scampo, aveva tentato il suicidio lanciandosi in mare nell'inverno del 2006. In suo soccorso era giunto il fratello Angelo, riuscendo a salvarla". "È materia di indagini ancora in corso - ha detto ancora Cafiero de Raho - la successiva scomparsa da Rosarno di Angelo Multari, fratello di Giuseppina. Tutto ciò conferma come nelle famiglie di 'ndrangheta simili comportamenti, disumani e violenti, siano paragonabili alla preistoria. In questo contesto, i Multari, una famiglia normale, hanno pagato un prezzo altissimo". (ANSA).
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