Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Melina Nava, una
donna al vertice

 Maria Carmela Nava, madre dei Zindato, secondo gli inquirenti, aveva un ruolo chiave nella gestione della cosca dopo che i figli erano stati arrestati. Figura carismatica, in grado di dettare la linea, mediare nei conflitti tra i due diversi gruppi antagonisti e riportare fedelmente nel carcere tutte le vicende che rendevano necessarie disposizioni dirette dei figli Andrea e Francesco Zindato. Nelle numerose conversazioni captate dai Carabinieri si intuisce il ruolo apicale della Nava indicata quale massima autorità del gruppo criminale. Dalle intercettazioni, infatti, emerge pure come “Melina” ed i suoi figli fossero a conoscenza di ogni fatto relativo ai sodali ed al territorio di loro pertinenza criminale. Dalla vicenda che ha riguardato Biagio Parisi, l’u omo che non avrebbe portato a termine l’operazione di consegnare il denaro per il sostentamento dei detenuti e delle rispettive famiglie (la punizione per lo sgarro è consistita dapprima in una testa di capretto ritrovata nell’auto, per poi vedere bruciata la stessa autovettura) e per finire alla sua contrarietà per qualche mossa non ritenuta soddisfacente dell’a vvocato, gli inquirenti dedicano ampio spazio nelle carte dell’inchiesta alla donna. Ma il ruolo apicale, più volte sottolineato dagli inquirenti in conferenza stampa, attribuito dai sodali alla donna viene fuori leggendo le carte dell’inchiesta. Anche quando c’erano contrasti interni al sodalizio criminale, i membri del “gruppo Laurendi” riterranno opportuno informare la signora Melina di ogni cosa. La Nava aveva invitato presso la propria abitazione Domenico Varano, uno degli indagati, che aveva avuto una discussione con un altro sodale, non identificato, facendo in modo che i due ricomponessero il dissidio alla presenza di Francesco Laurendi, fratello di Domenico.

Oggi in edicola

Prima pagina

Caricamento commenti

Commenta la notizia