La città ha risposto oltre le aspettative, condividendo la "passiata" lungo il corso Garibaldi del primo Gay Pride calabrese - organizzato dai circoli Arcigay “I Due Mari” di Reggio Calabria, “Kaleidos” di Catanzaro ed Eos Cosenza -, evento conclusivo dell'Onda Pride nazionale. “Noi ci siamo, ora i diritti”è lo slogan che campeggiava in testa al corteo, animato da alcune migliaia di persone. Una manifestazione rafforzata dallo slogan “Piccano, non peccano”, dove ai colori dell'arcobaleno (simbolo della comunità Lgbt) si è miscelato quello di una comunità che non si è vergognata di unirsi a una “passiata” scandita da slogan, striscioni e cartelli (“alcune persone sono trans. Fattene una ragione!”, “libera di essere gay”, “mia madre deve saperlo” tanto per citarne alcuni). Nell’onda colorata lo striscione della rappresentanza Arcigay di Napoli ma anche quello di Libera, della “Col - lettiva AutonoMia”, del Prc e il Gonfalone della Regione Calabria. Quasi un quarto di secolo dopo i “moti di Stonewall”(che nel 1969 , in America, provocarono un deciso cambio di passo rispetto all’omosessualità) la battaglia per il riconoscimento dei diritti civili a 360° continua a impegnare capacità ed energie. I tempi sono manifestamente cambiati, “non in meglio” commenta ironico più di qualcuno, ma è un mutamento da cui non si può prescindere. Non più. E lo sanno bene anche madri e padri di figli che scelgono di fare “outing”, uscendo alla luce del sole per ribadire il loro essere persone. E quindi, in quanto tali, meritevoli al pari di chiunque altro di rispetto. «Finalmente stiamo scrivendo una pagina importante di storia, non solo calabrese, che metterà la parole fine alla solitudine, alla clandestinità, alla paura di essere riconosciuti che da sempre mortifica la nostra gioia e la nostra libertà di essere » chiosa Vanni Piccolo, classe 1940, originario di Bovalino e attivista-decano Lgbt presente alla sfilata insieme al presidente nazionale Arcigay (che conta oltre 160mila iscritti) Flavio Romani, a Porpora Marcasciano presidente del movimento italiano transessuale e ad una rappresentanza dell’Agedo (Associazione genitori di omosessuali). Perché non bisogna per forza condividere le ragioni che animano i vari movimenti Lgbt: basterebbe praticare una pacifica convivenza (necessaria, in verità, a tutto il genere umano....) rispettosa di scelte che, ben lungi dall’investire solo la sfera sessuale, implicano convolgimenti affettivi dai meccanismi assolutamente analoghi a quelli delle “eterorelazioni”. Non si è mai visto un gay o una lesbica uscire indenne da una relazione malamente interrotta. Non vi è alcuna “diversità” nei sentimenti feriti. E vivere “marchiati” non è mai nè facile, nè tantomeno piacevole. I calabresi - al mondo, ahinoi, più noti per la ‘ndrangheta che per le eccellenze di cui pure sono “portatori sani” - dovrebbero esserne consci, visto che all’epoca di Stonewall circolavano anche volantini con su scritto “via la mafia e gli sbirri dai bar gay”! Il Calabria Pride è stato preceduto da una settimana intensissima, densa di appuntamenti su tematiche di generale attualità, culminando nella passeggiata di ieri con tappa finale nell’Arena dello Stretto, gremita oltre l’immaginabile. Stanchissimi ma soddisfatti, Lucio Dattola, Francesco Furfaro e Lavinia Durantini, rispettivamente presidenti Arcigay di Reggio, Catanzaro e Cosenza, incassano il “botto”di un evento che fa dire «anche la Calabria è un posto dove poter esprimere e rivendicare la propria libertà». E dal palco il presidente nazionale Romani - che insieme a Marcasciano e Piccolo elogia il meraviglioso scenario dello Stretto, in uno con lo “spettacolo nello spettacolo” offerto da tutti i presenti - ringrazia tutti per la «giornata bellissima» e dà appuntamento al Pride del prossimo anno. Con «favoloso orgoglio».
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