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Spaccio, in otto davanti al giudice

 È approdata davanti al giudice dell’udienza preliminare Barbara Borelli la cosiddetta operazione "Strike", compiuta dagli agenti del commissariato della polizia nel novembre dello scorso anno con l’emissione di un’ordinanza nei confronti di 8 persone accusate di numerosi episodi di spaccio di stupefacenti, in particolare cocaina e canapa indiana. Le persone finite nell’in - chiesta, Gino Giovanni Daponte (52 anni), Antonio Pagliuso (24 anni), Pasquale Buffone (24 anni), Alessandro Tutino (27 anni), Luigi Rossetti (29 anni), Maurizio Palmieri (25 anni) e Giacomo Gallo (29 anni), nei confronti delle quali era stato disposto il giudizio immediato davanti alla sezione penale del tribunale lametino in composizione monocratica, hanno scelto di essere giudicate con un rito alternativo. Per questo sono comparsi davanti al gup Barbara Borelli, che ha ammesso il rito abbreviato per Da Ponte (difeso dall’avvocato Francesco Gambardella), Buffone (assistito dall’avvocato Francesco Murone), Tutino e Pagliuso (difesi dall’avvocato Antonio La Russa), rinviando per la discussione del processo all'udienza del prossimo 31 luglio. In aula comparirà anche Rossetti (difeso dall’avvocato Salvatore Cerra), che in precedenza aveva presentato istanza di patteggiamento della pena. Per quanto riguarda gli imputati Palmieri (difeso dall’avvocato Murone) e Gallo (assistito dall’avvocato Renzo Andricciola), il giudice delle indagini preliminari ha rigettato le richieste di rito abbreviato condizionato, in particolare per Gallo era stata richiesta una perizia fonica sull'unica intercettazione che gli veniva contestata. A questo punto i difensori hanno scelto di accedere al rito ordinario, la cui udienza è stata fissata per il 3 dicembre 2015. Resta da definire la posizione di Salvatore Pulice (23 anni), difeso dall’avvocato Giancarlo Nicotera, che ha chiesto il patteggiamento della pena. Nella fase dell’esecuzione dei provvedimenti, 4 furono posti ai domiciliari (Pagliuso, Buffone, Tutino e Pulice), mentre a Rossetti, Palmieri e Gallo fu imposto l’obbligo di dimora. Il principale indagato, Gino Giovanni Daponte fu arrestato 16 giorni dopo a Vimercate.

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