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Clan degli zingari, quattro boss all’ergastolo

  Per anni i clan nella Sibaritide ragionarono solo con i kalashnikov. E su quella carneficina la Corte d’assise d’appello (presidente: Palma Talerico; a latere: Fabrizio Cosentino) si è pronunciata ieri confermando quattro dei cinque ergastoli inflitti in primo grado dai giudici di Cosenza. “Fine pena mai” per Franco Abbruzzese inteso come “Dentuzzu”, Francesco Abbruzzese, alias “u‘ Pirolu”, Nicola Acri, e Ciro Nigro. Cancellato, invece, il carcere a vita nei confronti di Damiano Pepe, di Corigliano, come aveva chiesto il suo difensore, l’avvocato Marcello Manna. Per lui il ritorno in libertà potrebbe essere ormai imminente (sta scontando la parte residua della pena 23 anni per l’omicidio stile Chicago del commerciante Lanzillotta). A conti fatti, però, l’impianto accusatorio, impalcato dal pm antimafia Vincenzo Luberto, è rimasto in piedi saldamente. “Timpone Rosso” è un romanzo di morte dal quale si sono tirati fuori anche personaggi chiave all’interno dello scacchiere della ’ndrangheta della Sibaritide. Assoluzione piene «per non aver commesso il fatto », sollecitate dagli avvocati Gianfranco Giunta e Giorgia Greco, sono state pronunciate nei confronti del settantenne patriarca, Celestino Abbruzzese, inteso come “Asso di bastone” (in primo grado era stato condannato a 24 anni di reclusione), del figlio Nicola, alias “Semiasse” (12 anni in primo grado), e di Rocco Antonio Donadio (25 anni in primo grado). Subito liberi per ordine della Corte. Nicola Abbruzzese era ristretto a Novara in regime di 41bis e già oggi potrebbe tornare a Cassano. Significativa pure l’assoluzione incassata da Tommaso Iannicelli (12 anni in primo grado) per il tentato omicidio di Mario Laurito. Erano stato i suoi legali, Rossana Cribari e Sergio Rotundo, a dimostrare la sua innocenza. Non meno importante risulta il dato processuale conseguito dall’avvocato Antonio Quintieri per Giovanni Abbruzzese, assolto dall’accusa d’aver partecipato all’omicidio di Gianfranco Iannuzzi. Dovrà scontare 6 anni (rispetto ai 25 iniziali). Pene lievemente “ritoccate” pure nei confronti di: Fiore Abbruzzese e Fioravante Abbruzzese, che dovranno scontare 24 anni e 8 mesi (rispetto agli iniziali 25). Leggero “sconto” anche per Armando Abbruzzese e Mario Bevilacqua condannati a 24 anni e 6 mesi (rispetto ai 25 anni incassati in primo grado); Maurizio Barillari (dagli iniziali 28 anni agli attuali 27 e mezzo); Vincenzo Curato (da 14 anni a 12 anni e mezzo); Carmine Alfano (da 10 anni a 8 anni e 4 mesi); e Fabio Antonio Falbo (da 23 anni a 22 anni e 9 mesi). Rigettato l’appello del pg Raffaela Sforza contro le assoluzioni disposte dalla Corte d'assise di Cosenza. Il titolare della pubblica accusa aveva invocato 19 ergastoli.

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