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Scomunica ai mafiosi
Le parole di Francesco

Un avviso senza precedenti: il 21 giugno Papa Francesco dice con chiarezza che i "mafiosi sono scomunicati". Era il 21 giugno scorso e il Papa lanciò l'anatema dall'altare, durante la messa alla Piana di Sibari che concluse la visita pastorale a Cassano all'Jonio. La 'ndrangheta va combattuta - disse in quell'occasione Bergoglio - perché adora i soldi e non il bene comune. "Quando all'adorazione del Signore si sostituisce l'adorazione del denaro - disse il Papa nell'omelia - si apre la strada al peccato, all'interesse personale e alla sopraffazione. Quando non si adora il Signore si diventa adoratori del male, come lo sono coloro che vivono di malaffare, di violenza, la vostra terra, tanto bella, conosce le conseguenze di questo peccato. La 'ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato, bisogna dirgli di no. La Chiesa che so tanto impegnata nell'educare le coscienze, deve sempre più spendersi perché il bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi. Ce lo chiedono i nostri giovani, bisognosi di speranza. Per poter rispondere a queste esigenze, la fede ci può aiutare". "Quelli che non sono in questa strada di bene, come i mafiosi, questi non sono in comunione con Dio, sono scomunicati". Qualche mese prima, il 21 marzo, a Roma, incontrando i parenti delle vittime delle mafie, Papa Francesco, accanto a don Luigi Ciotti, aveva detto rivolgendosi ai mafiosi: "Convertitevi, o andrete all'inferno", riprendendo in parte l'invito alla conversione che aveva costituito nel '93 il "grido" di Giovanni Paolo II pronunciato nella Valle dei Templi ad Agrigento.

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