Ma i consiglieri hanno capito che il Consiglio regionale è sciolto e che si attende solo che Antonella Stasi fissi la data delle elezioni? Non sembra, a giudicare dall'attività che anche le commissioni continuano a svolgere, nonostante qualcuno si dissoci come i consiglieri Mario Franchino (Pd) e Domenico Talarico (Idv) che non hanno partecipato ai lavori della Quarta commissione ritenendo «che il Consiglio e i suoi organi siano dall’Avvocatura regionale e l’al - tro, pervenuto ieri alla struttura commissariale, dall’Avvocatura distrettuale dello Stato. All’Avvocatura regionale, interpellata dal Dipartimento Salute, «pare di poter affermare che l’incarico di commissario ad acta non sia strettamente connesso alla carica di presidente della Regione, potendo il Consiglio dei ministri scegliere anche tra “altri soggetti”, per cui la cessazione dalla carica conseguente alle dimissioni e la sospensione di diritto dalle funzioni di presidente della Giunta» in virtù della Legge Severino «non dovrebbero incidere sulla carica di Commissario ad acta». Il quale potrebbe espletare «in una sorta di prorogatio le funzioni precedenti limitate agli atti urgenti e indifferibili». Viene comunque ricordato che la valutazione in realtà compete all’Avvocatura dello Stato. Ed è proprio quest’ultima che ieri ha trasmesso al sub commissario ad acta per la sanità calabrese un argomentato parere di tenore opposto. A firma dell’avvocato distrettuale Giampiero Scaramuzzino viene sostenuto in sostanza come «l’ex presidente della Giunta non possa esercitare le funzioni di commissario ad acta in conseguenza del provvedimento di sospensione dalla carica e comunque dalle successive dimissioni ». L’avvocatura dunque “blinda” anche la data oltre la quale Scopelliti non poteva più firmare decreti. Nessuna prorogatio è consentita e tra l’altro - rilievo importantissimo - «lo Statuto della Regione neppure prevede la presa d’atto delle dimissioni da parte del Consiglio».