Calabria

Lunedì 25 Novembre 2024

Bunker con piscina
e statua di Padre Pio

In uno scenario surreale, quasi cinematografico, lo Scarface dello Zen, alias Guido Spina, 49 anni, gestiva un intero quartiere. Altro che Al Pacino. Spina è basso e tarchiato, ma il carisma non gli manca. Tutti passavano dalla sua villa, in via Pescia 34. Si sedevano nei divanetti dell'ampio salone e parlavano di affari, sicuri di non essere intercettati, mentre gli inquirenti ascoltavano parola per parola come in un Grande Fratello del crimine. "Questa è casa mia", ripeteva Spina agli acquirenti, facendo intendere che aveva il controllo totale della zona nonostante fosse agli arresti domiciliari per un trapianto. Adesso è finito in carcere in un'operazione della Dia, assieme a sua moglie, sua figlia, il genero e altri 13 tra pusher e scagnozzi arruolati per lo spaccio di hashish e cocaina "in tutta Palermo", mentre proseguivano le estorsioni a negozi e agli abitanti delle case popolari, i cosiddetti "padiglioni dello Zen". Bisogna versare una quota mensile per stare tranquilli. I soldi arrivavano a fiumi e servivano anche per il mantenimento in carcere degli affiliati detenuti. Il business della droga veniva discusso deciso nella villa, una vera e propria roccaforte, dotata di sofisticati sistemi di sicurezza, infranti dalle microspie della Dia che hanno permesso agli inquirenti di scoprire il "supermercato della droga", con cocaina appena tagliata e di buona qualità ("è asciutta, noi siamo seri", dice la moglie di Spina a un pusher). A casa si parlava di tutto tranquillamente, senza utilizzare metafore. Tutto avviene in uno scenario surreale di genitori e figli che mangiano e giocano assieme ai nipotini di 6 e 12 anni mentre "i grandi" tagliano e confezionano le partite di stupefacente col rumore in sottofondo del coltello che batte sul tavolo. Le forniture arrivano a chili: "44 chili di papagna... 10 chili con quelli di via del Cipressi... 50 chili", dice Spina. Il guadagno è tra il 25 e il 30%. E le donne facevano la loro parte, sia per quanto riguarda il taglio e il confezionamento, sia per lo spaccio e l'approvvigionamento. Così sono finite in manette Alba Li Calsi (moglie di Spina), Maria Valenti (coniuge di Vincenzo Cosenza, quello che Spina chiama "fratello") e Angela Spina (figlia di Guido e moglie di Piero Vitale). In queste famiglie i bambini diventano pure un buon pretesto per facilitare i viaggi per comprare la droga, sia con le auto sia col camper: partivano tutti assieme per "la piccola stagione di tre giorni" in Calabria o in Puglia. Come un vero capofamiglia, con i soldi della droga e delle estorsioni, Spina fa contenti tutti i residenti del quartiere. Per una festa ha pure invitato, a sue spese, il suo cantante preferito, il neomelodico Gianni Vezzosi. Il cantante, molto noto nei quartieri popolari palermitani, quella sera ha cantato ai boss: "O killer", la storia di un sicario di mafia, e "Lettera a papà", la giornata di un detenuto. La colonna sonora degna di un vero "Scarface". 

Guido Spina, 49 anni, arrestato stamane, aveva il suo quartiere generale nella villa bunker al civico 34 di via Trapani Pescia allo Zen. Qui si sentivano al sicuro. Da qui gli agenti della Dia hanno iniziato l'indagine. Un fabbricato che il procuratore della Repubblica Francesco Messineo essere abusivo. Impossibile da raggiungere, come per quelli che hanno i boss della Camorra a Scampia. Un lungo muro di cinta in tutti e quattro i lati della costruzione. Un cancello in metallo che chiude la strada e che si apre solo se chi la percorre è conosciuto. E poi un sistema di telecamere e videosorveglianza impenetrabile. Non per gli uomini della Dia che sono riusciti a piazzare microspie e microcamere con le quali hanno filmato e sentito numerosi incontri. Nella villa c'era anche la piscina. All'interno arredamento di lusso, con salotti, marmi pregiati e ogni comfort. Una cucina spaziosa con tanto di piano centrale in marmo. Una reggia, dove trascorrere gli arresti domiciliari e continuare a gestire tutti gli affari della cosca. La costruzione è nel cuore dello Zen accanto a palazzoni orribili dove vivono centinaia di persone molte delle quali abitano in case occupate e mai assegnate. Dove l'illegalità è la regola. Niente contratti di acqua e luce. Nulla. Spina come tutti i boss era molto devoto. Dentro l'abitazione un angolo con una statua di padre Pio. (ANSA).

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