Si preannuncia come una svolta per il riassetto dei poteri dello Stato sul territorio. Il governo Renzi è pronto a varare un disegno di legge, su proposta del ministero dell’Interno, destinato a ridisegnare il ruolo delle prefetture. Il progetto si muove su alcune direttrici ben precise: riduzione e classificazione degli Uffici territoriali secondo una logica piramidale. Scompariranno i confini geografici che delimitano le province, come si legge nella bozza del piano presentata dal Viminale: «Nel superare il riferimento alla circoscrizione provinciale si prevedono tre ambiti di rappresentanza territoriale e funzionale: il primo corrispondente ai prefetti dei capoluoghi di regione; il secondo dipartimentale o circoscrizionale e, infine, il terzo ambito distrettuale per aree caratterizzate da particolari criticità, al fine di garantire l'esercizio delle funzioni essenziali dello Stato». Tre livelli e una gerarchia di poteri, con le competenze più significative assegnate ai capoluoghi di regione. In questo scenario il Governo prevede tagli e accorpamenti di province.
Fermo restando il ruolo baricentrico riconosciuto a Palermo e Catanzaro, che ruoli avranno le altre province? Alla prefettura di Reggio Calabria sarà assegnata la “maglia” dipartimentale, con alcuni poteri che saranno avocati dal capoluogo di regione? E Messina, Enna e Caltanissetta saranno succursali (profilo distrettuale) di Catania? Vibo Valentia, Crotone e Cosenza continueranno ad avere l'avamposto del Governo o finiranno sotto l’ombrellone del capoluogo di regione? Il Viminale ha già aperto le danze sotto gli occhi assopiti dei politici siciliani e calabresi, ancora dormienti rispetto a una riforma destinata a rivoluzionare i poteri dello Stato sul territorio. Si sveglieranno, come al solito, troppo tardi.
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