Calabria

Domenica 28 Aprile 2024

Enrico Berlinguer
ricordo di un compagno

Nei compagni il ricordo indelebile di Enrico Berlinguer. Ecco come lo ricorda Damiano Montesanto, già segretario del PCI di Cariati dal ’72 al ’96 e sindaco dal ’97 al 2000. “ Trent’anni fa moriva Enrico  Berlinguer. Le immagini dell’ultimo comizio a Padova, credo siano rimaste scolpite nella mente di tutti, al di là del partito politico di appartenenza o dell’ideologia professata. Enrico Berlinguer è stato un uomo che ha donato  dignità alla politica, credibilità alle battaglie politiche e sociali, moralità ai comportamenti. Aspetti tutti, questi, che ultimamente fanno rimbombare le piazze e al nome di Berlinguer vengono legati, a testimoniare l’estrema sintesi, che nella sua persona e nella sua attività, quegli aspetti avevano raggiunto. Egli infatti è stato un testimone di quei valori, che spesso è stato lasciato solo a predicare nel deserto, ma non per questo si è adombrato, o ha rinunciato o ha tentennato. La sua forza ideale,  la sua limpidezza cristallina, la sua coscienza adamantina  hanno costituito il seme per cui tanti giovani d’allora, e meno giovani, si siano avvicinati alla  politica, intesa come impegno per la giustizia, l’uguaglianza, la solidarietà. Mi rendo conto che queste mie riflessioni segnano una distanza siderale, rispetto all’oggi, e mi collocano al di fuori di schemi e strategie,  che con quei valori hanno poco a che spartire: ciò non mi crea alcun problema, ma semmai rafforza la convinzione che l’impegno politico, al pari di quello culturale, è espressione di una certa “aristocrazia” dell’anima e della mente. Tutto ciò sembra paradossale? Non tanto, se si ha il buon senso di guardarsi attorno e leggere la storia, ma anche gli avvenimenti, con occhio critico e scevro da partigianeria o ipocrita indifferenza, gramscianamente intesa. L’undici giugno 1984 mi raggiunse al Comune un compagno, semplice, di nome Giorgio, giovane appassionato e sincero, che da poco ci ha lasciati per sempre, il quale mi disse: “Berlinguer è morto e ora  che facciamo?”. Lo abbracciai senza rispondere. Quell’interrogativo poneva una domanda sempre attuale, ora come allora, perché il vuoto lasciato da Berlinguer attende ancora di essere colmato”.

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