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Enrico Berlinguer
ricordo di un compagno

Nei compagni il ricordo indelebile di Enrico Berlinguer. Ecco come lo ricorda Damiano Montesanto, già segretario del PCI di Cariati dal ’72 al ’96 e sindaco dal ’97 al 2000. “ Trent’anni fa moriva Enrico  Berlinguer. Le immagini dell’ultimo comizio a Padova, credo siano rimaste scolpite nella mente di tutti, al di là del partito politico di appartenenza o dell’ideologia professata. Enrico Berlinguer è stato un uomo che ha donato  dignità alla politica, credibilità alle battaglie politiche e sociali, moralità ai comportamenti. Aspetti tutti, questi, che ultimamente fanno rimbombare le piazze e al nome di Berlinguer vengono legati, a testimoniare l’estrema sintesi, che nella sua persona e nella sua attività, quegli aspetti avevano raggiunto. Egli infatti è stato un testimone di quei valori, che spesso è stato lasciato solo a predicare nel deserto, ma non per questo si è adombrato, o ha rinunciato o ha tentennato. La sua forza ideale,  la sua limpidezza cristallina, la sua coscienza adamantina  hanno costituito il seme per cui tanti giovani d’allora, e meno giovani, si siano avvicinati alla  politica, intesa come impegno per la giustizia, l’uguaglianza, la solidarietà. Mi rendo conto che queste mie riflessioni segnano una distanza siderale, rispetto all’oggi, e mi collocano al di fuori di schemi e strategie,  che con quei valori hanno poco a che spartire: ciò non mi crea alcun problema, ma semmai rafforza la convinzione che l’impegno politico, al pari di quello culturale, è espressione di una certa “aristocrazia” dell’anima e della mente. Tutto ciò sembra paradossale? Non tanto, se si ha il buon senso di guardarsi attorno e leggere la storia, ma anche gli avvenimenti, con occhio critico e scevro da partigianeria o ipocrita indifferenza, gramscianamente intesa. L’undici giugno 1984 mi raggiunse al Comune un compagno, semplice, di nome Giorgio, giovane appassionato e sincero, che da poco ci ha lasciati per sempre, il quale mi disse: “Berlinguer è morto e ora  che facciamo?”. Lo abbracciai senza rispondere. Quell’interrogativo poneva una domanda sempre attuale, ora come allora, perché il vuoto lasciato da Berlinguer attende ancora di essere colmato”.

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