
La Dia di Catanzaro, diretta dal vicequestore Antonio Turi, ha posto i sigilli giudiziari – notificando un provvedimento di confisca emesso dal Tribunale di Castrovillari, presieduto da Loredana De Franco – su beni del valore di circa 15 milioni di euro riconducibili ad un imprenditore agricolo di Rossano, Giovanni Acri, 62 anni, condannato in via definitiva a un anno e due mesi di reclusione per usura. La confisca, giunta al termine di accertamenti patrimoniali fatti dalla Direzione investigativa antimafia, ha riguardato il compendio di un’azienda agricola per la produzione e lavorazione di olive ed agrumi, 92 immobili, 27 rapporti finanziari per 3,5 milioni e 2 auto di grossa cilindrata. A chiedere l’emissione del provvedimento è stato il procuratore capo della città del Pollino, Franco Giacomantonio, in applicazione di un importante strumento normativo (l’articolo 12 sexies) scarsamente utilizzato nell’area settentrionale della Calabria. La vicenda processuale che riguardava Acri risaliva a un dibattimento celebrato a Rossano il 29 aprile del 2005, conclusosi con la condanna dell’imputato per usura e la sospensione condizionale della pena. La sentenza era stata successivamente confermata dalla Corte di appello di Catanzaro il 30 aprile del 2009 divenendo poi definitiva.
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