Salmone allevato con pratiche intensive, altissima densità di biomassa. Per 1 kg sono necessari 5 kg di altri pesci. Uno spreco inaccettabile che non può certo rappresentare un'alternativa alla pesca. Il 10% del mangime miscelato nell'acqua degli allevamenti non è consumato dai pesci e finisce disperso nell'ambiente. Farine alla base dei mangimi, spesso sono ottenute da pesci pescati dall'altro capo del mondo. Le scorie prodotte in un anno da un allevamento di 200.000 salmoni sono pari ai liquami di una città di circa 60.000 abitanti. È, questo, l’allarme lanciato nei da Silvio Greco, biologo marino a capo del comitato scientifico di Slow Fish, docente di Produzioni agroalimentari all’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo – Bra , già assessore all’ambiente della regione Calabria e che domenica sarà a Rossano, ospite del 73esimo caffè filosofico sul tema delle frodi alimentari ed al Made in Calabria. “Nella maggior parte dei casi – ha detto - il salmone viene allevato con pratiche intensive, un tipo di acquacoltura che presuppone un’altissima densità di biomassa allevata per unità di superficie e predilige le specie carnivore, primo fra tutti il salmone appunto che per nutrirsi richiede significative quantità di pesce. Per un kg di salmone sono necessari 5 kg di altri pesci. Uno spreco inaccettabile che non può certo rappresentare un’alternativa alla pesca. Un problema dell'acquacoltura riguarda proprio i reflui che contengono le deiezioni dei pesci, gli scarti di mangimi, i residui di antibiotici. Sono immissioni che inevitabilmente cambiano la composizione chimica dell’acqua che può favorire la crescita di alghe con conseguente produzione di tossine pericolose per gli organismi marini e per l’uomo. Quando un ecosistema è troppo compromesso per ospitare un allevamento, l’impianto è semplicemente spostato da un’altra parte. Le scorie prodotte in un anno da un allevamento di 200.000 salmoni sono pari ai liquami di una città di circa 60 000 abitanti. Per quanto riguarda la nostra salute, se è vero che il salmone è ricco di omega3 è anche vero che è meglio preferire specie a ciclo vitale breve. Quando li mangiamo si saranno già riprodotti almeno una volta e non hanno avuto il tempo di impregnarsi di sostanze tossiche. Il salmone come tutti i grandi pesci della catena trofica accumula quantità non trascurabili di sostanze nocive alla nostra salute, purtroppo presenti nell’acqua, senza contare – aveva conclude Greco – le tracce lasciate dai disinfettanti e dagli antibiotici utilizzati negli allevamenti”.
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