Tracciabilità dell’olio d’oliva, l’oro verde calabrese, per evitare contraffazioni. Ricordate le vignette del New York Times qualche giorno fa che denunciavano le adulterazioni in questo settore? Dall’Università dalla Calabria arriva un brevetto che sarà depositato nei prossimi giorni su una tecnica innovativa in grado di stabilire con precisione assoluta la freschezza dell'olio d'oliva consumato da milioni di persone. Come? Con una risonanza magnetica particolare. Il risultato è stato raggiunto da due ricercatrici del dipartimento di chimica dell’Unical diretto da Giovanni Sindona, Giuseppina De Luca e Loredana Maiuolo. «L'unità di ricerca dell'Università della Calabria – si legge in una nota – aveva già da tempo pubblicato su riviste internazionali un criterio per tracciare l'origine del prodotto basata sulla identificazione e dosaggio di quei microelementi presenti nell'olio che lo riconducono alla terra dove è coltivato. Ciò significa che è possibile, adesso, fornire un servizio a quei produttori onesti che, al di là di ogni dubbio, e non facendo riferimento ad aleatorie prove organolettiche, vogliono sia certificata in maniera scientificamente valida l'origine del loro prodotto. Non poteva esserci migliore risposta – prosegue la nota – alle vignette pubblicate il 25 gennaio scorso da Nicholas Blechman sul New York Times, a corredo dell'articolo intitolato "Extra virgin suicide", cioè l'adulterazione dell'olio extravergine italiano, che hanno fortemente danneggiato l'immagine dell'olio d'oliva italiano a livello mondiale. Ma un significativo segnale è auspicabile venga dato anche alla realtà italiana, che vede nei supermercati la vendita di oli extravergini, inseriti nelle catene di distribuzione da grandi aziende, a meno di 3 euro al chilo».
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