Sono stati sentiti ieri pomeriggio dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro i genitori del piccolo Cocò, il bambino ucciso con un colpo alla teste e poi incenerito insieme al nonno e ad una giovane donna marocchina a Cassano Ionio. Gli investigatori cercano di ricostruire il contesto in cui è maturata la strage. Un lungo faccia a faccia, durato quattro ore, tra Antonia Iannicelli, il marito Nicola Campolongo e gli inquirenti. I luoghi, le frequentazioni, gli affari della famiglia passati al setaccio per cercare di risolvere un rebus complicato e macabro. Il casolare dove sono stati ritrovati i corpi, è un luogo scelto a caso dai killer? Che cosa ha scatenato tanta cieca violenza? Nella vita di Giuseppe Iannicelli, nonno di Cocò, potrebbe esserci la chiave di volta del caso. La rotta della droga nella sibaritide e la lotta per contendersi un mercato fiorente, purtroppo in espansione, è il movente dell'omicidio? Domande, attorno al quale c'è uno stretto riserbo dei magistrati antimafia che sono al lavoro. Pier Paolo Bruni e gli aggiunti Vincenzo Luberto e Vincenzo Quaranta, pool coordinato dal procurtatore aggiunto della Dda Giovanni Bombardieri.