"Prima di lanciare appelli, d'altra parte io penso che quei cadaveri così carbonizzati, soprattutto il volto carbonizzato di quel bambino, sono appelli, diciamo, senza parole, ma con parole veramente forti che vengono a tutti quanti noi in maniera chiara, spontanea". Lo ha detto il segretario generale ad interim della Conferenza episcopale italiana, mons. Nunzio Galantino, vescovo di Cassano allo Jonio.
l Vescovo di Cassano, che ieri si era recato sul luogo del ritrovamento dei tre cadaveri, ha affermato anche che "la preghiera, in certi momenti, è diventata, lasciatemelo dire, rabbia, ma anche senso di impotenza. Rabbia perché siamo arrivati ad un momento in cui il grido di un bambino, e di questo si è trattato, tra l'altro, non viene ascoltato. Anzi si dice tu non vali niente, le tue speranze non mi interessano, io ho altri interessi. Questo mi ha fatto rabbia". "Poi un senso di impotenza - ha proseguito - rispetto ad alcune reazioni che già sento in giro, quasi una sorta di fatalismo, come se queste cose dovessero far parte inevitabilmente della nostra storia, della nostra vita, delle vite delle nostre piccole città. Ecco, allora: ma che appello devo fare, se non dire cerchiamo di stare attenti a non sentirci condannati, a non sentire, a non dover pensare che certe realtà, certe zone, certe situazioni debbano essere situazioni condannate per sempre a rimanere in quelle direzioni. Io sono convinto di una cosa: il male si nutre anche di complicità e complicità sono i silenzi assordanti, sono gli interessi personali o familiari raggiunti costi quel che costi, sono i privilegi che molto spesso ci si attribuisce a scapito degli altri".
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"Quei tre cadaveri sono, a mio parere il terminale, di una deriva morale, prima di tutto". Lo ha detto all'ANSA il segretario generale ad interim della Conferenza episcopale italiana, mons. Nunzio Galantino, vescovo di Cassano allo Jonio. "E' vero - aggiunge - c'è la crisi economica e la crisi politica, con questo teatro che continua a mettere in giro gli stessi pupazzi vestiti diversamente, ma sempre impegnati a sopravvivere a se stessi. Questa è la scena a cui stiamo assistendo".
Mons. Galantino ha evidenziato, inoltre, che "mentre da una parte c'è tutto questo, dall'altra c'è gente che fa i suoi affari, i suoi mali affari, e noi, compresi noi uomini di Chiesa, stiamo lì a baloccarci". "Allora io mi chiedo, veramente, se tutto quello che stiamo facendo - ha proseguito il presule - abbia davvero un senso, se tutto quello che stiamo facendo è davvero un antidoto al male, perché il male si vince con il bene, il male non si vince con le chiacchiere, non si vince facendo cerimonie senza domani, non si vince proponendo cose assurde o che non si capisce da che parte vanno, ma proponendo gesti concreti". "Chiediamo ai giovani - ha concluso - di uscire un po' di più per le strade; chiediamo alla nostra Chiesa di essere più presente, di andare per strada non solo per far processioni, ma anche per dire che Cristo ci chiede qualcosa di più. Smettiamola di pensare che quello che è successo ieri sia un fatto che interessa la malavita, e noi dove stiamo?. La malavita sporca anche noi, interessa anche noi, ci vede, purtroppo, anche se inconsapevolmente, complici di questa realtà".
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