
È stato condannato e poi assolto per l’omicidio di Salvatore Aversa e della moglie Lucia Precenzano, ha passato 12 anni coinvolto in una vicenda giudiziaria pur se innocente, è stato indicato dai media e dalla comunità come il probabile assassino di un poliziotto e della consorte. Ecco perchè Giuseppe Rizzardi chiede al ministero dell’Interno un risarcimento danni per sè e la sua famiglia di 5 milioni di euro. Il processo pende davanti al Tribunale civile di Catanzaro: Rizzardi contro Viminale. Si tratta di un altro strascico del processo sull’assassinio Aversa- Precenzano che risale a 22 anni fa. Nell’istanza presentata al Tribunale catanzarese l’avvocato Armando Veneto che difende il lametino Rizzardi sostiene che subito dopo l’omicidio in Via dei Campioni la sera del 4 gennaio 1992 c’è stata una vera e propria montatura: da una parte la testimone Rosetta Cerminara che di fatto non aveva visto un bel niente perchè quella sera verso le 19 si trovava dal parrucchiere, dall’altra la polizia ed i magistrati che inventarono un piano per far condannare Rizzardi ed il suo amico Renato Molinaro, ex fidanzato della “supertestimone”. A distanza di oltre vent’anni stanno emergendo le verità. Innanzitutto Rizzardi e Molinaro (anche la morte di quest’ultimo è un giallo) quella sera non spararono ad Aversa ed a sua moglie. Però i due nel ‘94 furono condannati per omicidio volontario in primo grado, e assolti un anno dopo in appello. Nel ‘96 a scagionarli definitivamente furono due killer pentiti pugliesi, Stefano Speciale e Salvatore Chirico, che confessarono d’aver sparato ai coniugi Aversa perchè avevano un debito di 60 milioni di vecchie lire con il clan Giorgi di San Luca, a cui s’erano rivolti i Giampà e i Torcasio per eliminare un ispettore di polizia molto scomodo per loro.
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