
L’arresto dell’imprenditore calabrese Pasquale Capano (nella foto), considerato vicino al clan ’ndranghetista Muto di Cetraro e agli ambienti criminali della Capitale, potrebbe essere considerata una delle tante storie di imprenditori «contigui» alla criminalità. Se non fosse per una lettera choc, scoperta durante le perquisizioni dalla Guardia di Finanza nel suo computer, in cui Capano spiega a un altro pregiudicato, in una vera e propria lezione secondo il «codice mafioso», come l’affiliazione a un clan della ’ndrangheta fosse «una scelta di vita». Essere ’ndranghetisti, dice l’imprenditore nella lettera, è una scelta non più revocabile.
Nell'edizione cartacea l'articolo di Domenico Marino
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