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Sanità calabrese
«poco trasparente»

  È migliorata la sanità calabrese nel 2013 ma non è ancora “una casa di vetro”. Più efficiente e meno indebitata, non brilla però per trasparenza. Anzi sul punto sarebbe tra le meno virtuose, stando alla classifica nazionale stilata da “Riparte il futuro”, campagna di monitoraggio promossa dalle associazioni Libera e Gruppo Abele nelle aziende sanitarie italiane, “graduate” in base al livello di applicazione della legge 190/2012 sulla lotta alla corruzione. In testa alla classifica delle regioni più virtuose c’è il Friuli Venezia-Giulia, mentre la Calabria è quart’ultima, seguita da Sardegna, Molise e Campania fanalino di coda. Alla Calabria appartiene addirittura una delle sette aziende sanitarie italiane che ad un mese dalla scadenza del 31 gennaio 2014 sono ancora a quota zero non avendo applicato nessuno dei tre parametri previsti delle norme anticorruzione. Al di là di questi particolari adempimenti, le Asp e gli ospedali calabresi nel 2013 sono stati più volte richiamati dal Tavolo Massicci per il deficit di trasparenza legato alla mancata trasmissione dei flussi informativi e dei bilanci d’esercizio, al punto che l’organo di verifica il 4 dicembre ha ribadito «la richiesta di conoscere i provvedimenti che la struttura commissariale intende assumere nei confronti dei direttori generali inadempienti».

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