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La donna polacca
“racconta” gli affari
del clan Mancuso

  La polacca Ewelina Pytlarz, ex moglie di Domenico Mancuso (cl. 74) di Limbadi, fratello di Pantaleone Mancuso (alias Scarpuni) ritenuto il capo dell’ala militare dell’omonima famiglia della ‘ndrangheta vibonese, non è scomparsa nel nulla. La donna, probabilmente stanca di «soprusi e maltrattamenti», per come emerge dalle contestazioni della Procura della Repubblica di Palmi a carico dell’ex marito Domenico Mancuso, dopo essersi allontanata spontaneamente dal nucleo familiare, portando con sè la figlioletta di sette anni, avrebbe cominciato a collaborare con gli inquirenti. In sostanza la testimone potrebbe avere già svelato alcuni segreti, ancora inviolati, gelosamente custoditi da quella che fino a poco tempo fa rappresentava una delle più solide ed impenetrabili consorterie mafiose. Una situazione che potrebbe cominciare a far tremare la storica famiglia della ‘ndrangheta in passato più volte colpita e mai affondata definitivamente nonostante le numerose operazioni antimafia. E la perquisizione effettuata nei giorni scorsi nell’abitazione di campagna di Domenico Mancuso – insieme a lui risiedono il papà Salvatore e la mamma Caterina Tripodi – da parte degli agenti della squadra Mobile di Catanzaro, avrebbe già offerto alcune risposte importanti, perfettamente in linea con quanto dichiarato agli inquirenti la donna di origine polacca. Dentro la casa, non senza un pizzico di sorpresa, i poliziotti, hanno trovato denaro in contante per circa 60mila euro nascosto in diversi punti, anche se la somma più consistente sarebbe stata rinvenuta dentro il materasso. Nel corso della perquisizione anche un registro sul quale venivano annotate le somme di denaro date in prestito a diversi “clienti”. Un vero e proprio “libro mastro” sul quale sarebbero state annotate scritture contabili contenenti non solo le cifre da recuperare ma anche le percentuali legate al tasso di interesse da riscuotere mese per mese.

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