La ’ndrangheta è tornata a imbracciare le lupare. Qui, tra Cosentino e Lametino, la tregua è già finita. I boss vogliono riprendersi il controllo degli appalti. Le coppole e i loro reggipanza intendono rimettere le mani sui lavori stradali. Vogliono realizzarli loro, con le loro maestranze, i loro materiali, le loro regole. E così accade che le grandi aziende scendono in Calabria per lavorare e scoprono l’inferno. È il sistema della mafia padrona, la mafia che diventa imprenditrice sostituendosi all’imprenditoria sana. La guerra è ricominciata venerdì mattina in mezzo alla montagna di Borboruso di Pedivigliano. Strada deserta tra gli alberi di faggio e il silenzio della campagna. Alle 10, in quel pezzo di terra tra Sila e Savuto, un killer ha sparato, probabilmente, due volte. Due scariche di pallettoni contro l’auto del direttore di cantiere della ditta romana che sta lavorando alla realizzazione della bretella che salderà Decollatura alla Statale 616. La Bmw X1 del manager è stata raggiunta da due pallettoni al cofano anteriore e al lunotto posteriore. Il cinquantottenne M.S., perugino, è riuscito a dare un colpo sul pedale dell’acceleratore e a mettersi in salvo. Uno scenario che fa credere a un agguato. Il primo a crederci è proprio il pm Salvatore Di Maio che ha iscritto il fascicolo per tentato omicidio, naturalmente, contro persone ignote.
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