
La Calabria dei misteri. Il cranio di una donna, morta da dieci anni, compare all’improvviso in riva a un ruscello nelle campagne di Acri. A disseppellirlo è l’acqua piovana che lo trascina a valle insieme con altre parti di scheletro. Tutti pensano possa trattarsi dei resti di qualcuno morto secoli prima. Il magistrato inquirente, Giuseppe Casciaro, che non vuol liquidare la questione senza compiere doverosi accertamenti, affida i reperti a uno specialista per datarli. L’esame regala una inaspettata sorpresa: sono i resti di una donna morta da non più di dieci anni. Chi è? Nessuno è stato in grado di dirlo, perché non risultano esistenti, in tutto il Cosentino, denunce riferibili a donne svanite nel nulla in quel periodo. Il mistero è destinato a rimanere insoluto. Come tante altre volte è accaduto. Nell’area settentrionale della regione – quella che sembra essere più interessata dal fenomeno – l’elenco degli scomparsi è parecchio lungo. Non si tratta sempre, però, di vittime della lupara bianca: talvolta a “sparire” è gente comune: studenti universitari, pensionati, pastori, giovani professionisti. Non storie di “lupara bianca” e vendette mafiose ma veri e propri enigmi irrisolti degni della letteratura “noir”. Emblematico il caso di Rina Pennetti.
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